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 2016  febbraio 19 Venerdì calendario

Così Piovene raccontò il processo Kravcenko

A proposito della sua rievocazione del processo a Viktor Kravcenko negli anni Cinquanta, chi fu l’autore, citato senza nome dal lettore, dei resoconti sul Corriere della Sera del 1949?
Gabrielle Solari
Milano

Cara Signora,
Per il Corriere della Sera il processo Kravcenko fu descritto e raccontato da uno dei maggiori scrittori italiani, Guido Piovene. L’autore di Lettere di una novizia, Gazzetta nera e La coda di paglia era corrispondente del giornale a Parigi da parecchi mesi e particolarmente adatto, per le sue personali esperienze, a penetrare la psicologia di un uomo che dovette sembrargli un personaggio di Dostoevskij. Anche Piovene, come molti letterati della sua generazione, aveva condiviso per parecchi anni le grandi linee della politica fascista e apparteneva quindi alla categoria degli intellettuali approdati all’antifascismo soltanto durante la Seconda guerra mondiale.
Il suo articolo sulla prima seduta del processo è datato «Parigi 25 gennaio notte»; appare sul giornale del giorno successivo con il titolo: «Kravcenko fa il processo al bolscevismo. “Milioni di uomini in Russia vorrebbero fare come me”»; occupa quattro colonne della «spalla» della prima pagina e conta non meno di 4.000 battute. Il discorso di Kravcenko e quello del direttore responsabile di Lettres Françaises (il settimanale culturale che aveva querelato l’autore di Ho scelto la libertà) sono trascritti quasi stenograficamente.
È evidente sin dagli inizi che gli accusatori comunisti di Kravcenko non intendono limitarsi a sostenere che la sua descrizione dell’Urss è una colossale menzogna. Ricordano che la sua defezione risale al 1944, quando la sua patria era ancora in guerra contro la Germania nazista, e che il transfuga sovietico, quindi, è colpevole di alto tradimento. Kravcenko reagisce con un argomento che era allora, per i comunisti francesi, particolarmente imbarazzante. Perché – chiede l’ingegnere ucraino – il loro leader, Maurice Thorez, dopo il richiamo alle armi nel 1940, aveva lasciato il suo reparto per riparare a Mosca mentre la Francia era in guerra con la Germania? La tesi di Kravcenko, molto plausibile, era che Thorez avesse abbandonato il suo Paese per non essere a Parigi durante l’occupazione tedesca. Nell’agosto dell’anno precedente, infatti, l’Urss era diventata alleata e complice di Hitler e il partito comunista francese, dopo la vittoria tedesca, era precipitato in un groviglio di dubbi e incertezze da cui sarebbe uscito soltanto dopo l’ingresso delle truppe del Terzo Reich in Unione Sovietica nel giugno 1941. Per queste ragioni il processo che le Lettres Françaises avevano intentato a Kravcenko rischiò di trasformarsi in un processo al comunismo francese.