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 2016  febbraio 18 Giovedì calendario

All’asta da Sotheby’s le galline della duchessa di Devonshire

Un telefono a forma di Elvis Presley suona Jailhouse rock, una collezione di piatti che riporta l’effigie del castello di Chatsworth e tante galline: zuppiere, soprammobili, acquarelli. Tutti oggetti dell’11° duchessa di Devonshire che andranno all’asta il prossimo 2 marzo da Sotheby’s, a Londra. Deborah, scomparsa nel 2014 all’età di 94 anni, era l’ultima delle sei sorelle inglesi Mitford: Nancy, la scrittrice, Pamela, amante della vita rurale e impervia viaggiatrice, Diana, grande bellezza imprigionata per essere stata la moglie di un leader fascista, Unity, la stalker di Adolf Hitler che si sparò allo scoppio della guerra, Jessica, eroina comunista volata negli Stati Uniti a combattere per i diritti civili. I loro nomi, per chi abbia superato i 60, risuonano come una leggenda vivente del XX secolo.
«Erano delle specie di Kardashian ante litteram» dice David Macdonald, specialista di Sotheby’s in carico di Deborah, Duchess of Devonshire, the Last of the Mitford Sisters «anche se queste ragazze attraversano il palcoscenico della storia, basti citare la parentela con i Kennedy». Tra gli oggetti offerti figura infatti un libro con dedica di J.F.K., si firma «L.O.» (Loved One), appellativo affettuoso con cui lei lo interpellava.
La piccola Debo non mostra l’ambizione delle altre cinque. Felice di badare al pollame e prendere parte alla caccia del sabato, a 21 anni sposa Lord Andrew Cavendish ed eredita un castello con una sfilza di debiti. Decide allora di fare dell’oneroso privilegio una fonte di reddito, aprendo Chatsworth al pubblico (oggi conta fino a 600 mila visite l’anno). Però occorre rinnovare: iniziando dai 24 bagni. Pensa lei al décor, salvo lasciare che il grande pittore e amico Lucian Freud intervenga nella toilette. In giardino vuole qualcosa di vivo e lo popola di galline. «Le pollastre hanno molte cose in comune con gli uomini... fanno la coda per entrare nello stesso nido e se non hanno tempo saltano sulla testa di quella davanti» scrive la duchessa in uno dei suoi libri. «Molti pezzi tradiscono la fascinazione per un mondo agreste» precisa Macdonald. «È una delle più emozionanti collezioni private, ogni lotto racconta una storia». Dicono si sarebbe divertita a vedere i propri beni all’incanto. E a correggere i redattori del catalogo, sulle razze esatte di quelle galline.