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 2016  febbraio 18 Giovedì calendario

Le conseguenze economiche del saper prevedere il futuro

Quando si parla di “previsioni”, in genere si pensa al tempo, perché la giornata può andare storta se arriva un diluvio e non abbiamo l’ombrello. Ma sono moltissime le previsioni, consapevoli e inconsapevoli, che sarebbe utile azzeccare nella nostra vita quotidiana, legate alle domande più varie: come andrà con la persona che vogliamo sposare? Questo pasto abbondante darà problemi al mio stomaco? Che prospettive può offrirmi questa proposta di lavoro?
Naturalmente, come esistono esperti di meteorologia, ne esistono anche di previsioni, in qualsiasi campo: economico, sociale, scientifico... Ma la cosa sorprendente è che ci sono persone (quasi) comuni che ci azzeccano meglio dei super esperti. Lo ha scoperto Philip E. Tetlock, che insegna psicologia e scienze sociali alla prestigiosa Wharton School dell’Università della Pennsylvania. E che ha esposto i propri studi nel libro The Art and Science of Prediction, scritto con il giornalista Dan Gardner.
I SUPERPREVISORI. Tetlock ha identificato individui che ha chiamato superforecaster, cioè superprevisori, che possono nascondersi anche nel nostro apparentemente scialbo vicino di casa. Si tratta di persone di intelligenza elevata, ma non di geni. Che nella vita fanno le professioni più disparate, inconsapevoli di avere il dono di stimare in modo corretto la percentuale che si verifichi o meno un dato evento. Qualche esempio? Bill Flack, pensionato americano del ministero dell’Agricoltura e birdwatcher per passione, molto più efficace degli esperti di politica e spionaggio nel prevedere la contaminazione di polonio sul cadavere di Arafat, riesumato 8 anni dopo la morte avvenuta nel 2004 per cause misteriose. O David Rogg, informatico in prepensionamento, che, dopo l’attentato del 7 gennaio dell’anno scorso al giornale francese Charlie Hebdo, ha saputo prevedere che la probabilità di altri attacchi tra il 21 gennaio e il 31 marzo 2015 in Europa sarebbe stata molto bassa.
PASSO DOPO PASSO. Come hanno fatto questi signori a indovinare questioni così lontane dalle proprie competenze? Non grazie a poteri paranormali, ma utilizzando la logica. Flack, per esempio, non avendo pregiudizi pro Israele o pro Palestina, ha analizzato la questione da investigatore. Valutando l’ipotesi che ad avvelenare Arafat non avesse interesse solo Israele, per ucciderlo, ma anche i palestinesi, quando era già morto, per gettare discredito su Gerusalemme. Poi ha cercato in quanti anni decade la radioattività del polonio, ha fatto ricerche su come procurarselo, e così via, arrivando a stabilire una probabilità del 65% riguardo all’avvelenamento del leader palestinese (le analisi effettuate post mortem nel 2012 hanno mostrato livelli di polonio 18 volte superiori al normale). Ha quindi utilizzato inconsciamente alcune delle regole che caratterizzano il superprevisore perfetto secondo Tetlock: ha diviso un problema complesso in sotto-problemi di più semplice soluzione, equilibrando sicurezza e insicurezza tra l’essere prudente e deciso. Un buon superprevisore non giunge subito alle conclusioni, ma neppure attende troppo. David Rogg, da parte sua, ha verificato le statistiche di attentati terroristici nei Paesi europei nei cinque anni precedenti, l’aumentata attenzione della polizia, la pericolosità dell’Isis e altri fattori. Arrivando a una percentuale di rischio nel periodo in questione del 34%, molto bassa rispetto all’allerta estrema strombazzata dai media. E in effetti è andata come previsto. Rogg ha applicato un’altra regola identificata da Tetlock, cioè non sottostimare o sovrastimare le prove: una minaccia pubblica non vuol dire guerra certa. Se l’arco temporale fosse arrivato al 30 novembre sarebbe stato in grado di prevedere gli attentati di Parigi? Forse no, ma avrebbe di certo fatto salire la sua percentuale tenendo conto di notizie successive, come i raid francesi in Siria.
GLI ACCORDATORI DI PIANO. Per il suo studio, finanziato da un’agenzia governativa americana che supporta le ricerche che possono migliorare la sicurezza e l’intelligence nazionali, Tetlock (con Barbara Mellers e Don Moore) ha reclutato circa 3.000 persone comuni, selezionate con test psicometrici tra migliaia di autocandidature, che tra il 2011 e il 2015 hanno partecipato a una sorta di “torneo” di previsioni in cambio di un buono da 250 dollari da spendere su Amazon. Il test prevedeva 500 stime da effettuare sugli argomenti più vari e ha prodotto oltre 1 milione di previsioni complessive. I superprevisori sono emersi in modo chiaro, per la loro capacità di applicare un rigoroso approccio scientifico alle richieste più assurde. Per capire come si possano elaborare predizioni apparentemente impossibili, spiega Tetlock, bisogna rifarsi al più celebre tra i quesiti con cui Enrico Fermi interrogava i suoi studenti: “Quanti accordatori di piano ci sono a Chicago?”. Per rispondere, senza Internet e le Pagine Gialle, è necessario spezzettare la domanda in altre più semplici, chiedendosi quanti abitanti e scuole di musica (e quindi quanti pianoforti) ci sono in città, quante ore ci vogliono per accordare un piano, quante volte viene accordato ogni anno e così via.
TROPPO ISTINTO. Di solito però le persone non sono brave a fare congetture complesse. Spiega Tetlock: «La pigrizia e i pregiudizi giocano a loro sfavore. Bisogna invece applicarsi con costanza e con una prospettiva neutrale». Per un tifoso sarà meno faticoso e più istintivo prevedere il risultato della propria squadra affidandosi all’emotività piuttosto che alla statistica. Ma proprio per questo sbaglierà facilmente. «Anche chi si impegna spesso non sa come fare: non capisce come assumere un punto di vista esterno o cerca significati dove non esistono, come chi punta alla roulette convinto che esistano sequenze statistiche dove non ci sono». La lucidità nell’analisi è utile in ogni aspetto della vita. Prima di accettare un nuovo posto di lavoro, per esempio, bisogna valutare non solo lo stipendio ma anche prospettive di carriera, possibilità di essere trasferiti, situazione finanziaria dell’azienda, benefit, lontananza del luogo di lavoro, intesa con capo e colleghi, parere del partner e così via. Come si fa dunque a essere superprevisori? Evitando tranelli come quello posto da un semplice test di riflessione cognitiva: “La mazza più la palla costano 1,10 euro e la mazza costa un euro più della palla. Quanto costano i due oggetti?”. La scienza ha dimostrato che la maggior parte di noi dà una risposta errata, perché tendiamo alla soluzione a portata di mano, invece di ragionare. «Uno dei problemi delle previsioni errate», spiega Tetlock, «è che non diamo sufficiente peso alle prove negative. È un fenomeno chiamato “bias di conferma”, che ci spinge a cercare dati che avvalorino la nostra ipotesi». Altre regole importanti sono dare la giusta priorità ai problemi da affrontare (inutile tentare di prevedere chi sarà il presidente tra 20 anni, meglio concentrarsi su obiettivi vicini), trovare l’equilibrio tra caso particolare e generale, analizzare errori e successi (una previsione va sempre rivista a posteriori).
OSAMA SÌ, SADDAM NO. Perché alcune valutazioni possono cambiare non solo la nostra vita quotidiana ma anche la storia del mondo, sottolinea Tetlock. Quando il presidente americano Barack Obama il 2 maggio 2011 fu chiamato a decidere se ordinare l’incursione armata in un complesso di Abbottabad, in Pakistan, per assassinare Osama bin Laden, i suoi analisti gli dissero che c’era una probabilità che si nascondesse lì compresa tra il 40 e l’80%. Obama ordinò l’attacco, e Osama c’era. Ma quando nel 2003 la Coalizione internazionale guidata dagli Usa scatenò la guerra contro Saddam Hussein, affermando che l’Iraq aveva armi di distruzione di massa e missili che superavano per gittata quella imposta dalle restrizioni delle Nazioni Unite, non disse ai media che gli analisti stimavano veri questi fatti con probabilità del 60%. Si erano sbagliati, e le conseguenze sono ancora oggi visibili in termini di destabilizzazione del Medio Oriente.
Ah... la mazza e la palla costavano 1,05 e 0,05 euro. Ci avevate azzeccato?