ItaliaOggi, 18 febbraio 2016
Tutto il rancore di Enrico Letta
Il rancore è il pessimo consigliere che sembra ispirare le mosse di Enrico Letta, proiettato, dopo la giubilazione, verso una specie di promozione personale fondata sulla spietata e spesso ingiusta critica del suo successore Matteo Renzi. L’ultima occasione riguarda il caso di Giulio Regeni, cinicamente strumentalizzato da chi – proprio Letta – non era riuscito a compiere un passo avanti sul caso dei due marò. Non che il governo attuale ci sia riuscito, ma almeno la questione è nelle mani di un tribunale internazionale.
Giulio Regeni era uno studente italiano di Cambridge che stava preparando una tesi in Egitto, al Cairo. Aveva contatti con il mondo sindacale, in dissenso con la politica del governo Al Sisi. È stato ucciso con modalità misteriose e da soggetti non identificati: la vulgata nazionale vuole che siano stati i servizi segreti egiziani. Ci sono due considerazioni da riproporre a questo benedetto Paese, sospinto più dalle emozioni che dalla ragione. Lo Stato italiano deve garantire le libertà democratiche nel suo territorio. Non può garantirle all’estero, dove c’è una sensibilità diversa dalla nostra (i tifosi in giro per il mondo lo constatano direttamente) e soprattutto nei paesi a rischio terrorismo, criminalità, rivoluzione.
Se Giulio Regeni si è comportato in Egitto come si sarebbe comportato in Italia o nel Regno Unito è stato un ingenuo o uno sciocco. Farne un eroe (il titolo di eroe viene erogato a buon mercato nel nostro Paese) è un errore. Anzi occorrerebbe che il ministero degli esteri indicasse il caso come monito per coloro che intendono correre simili avventure, di questi tempi.
Va ricordato che, in Egitto, è in corso una dura, difficile e sanguinosa battaglia tra i fondamentalismi islamici e lo Stato laico, ancorché autoritario (frutto però del consenso della borghesia laicizzata e di elezioni abbastanza libere, dopo il colpo di stato che allontanò il presidente Morsi dei Fratelli musulmani), che è l’unico catenaccio che impedisce all’Isis e ai terroristi di dilagare nel Nord-Africa. Come tale è un alleato prezioso dell’Occidente.
Il resto è retorica e uso strumentale di un barbaro assassinio, avvenuto nel feroce contesto mediorientale.