il Fatto Quotidiano, 18 febbraio 2016
Renzi, tutto tronfio mentre legge una poesia di Borges che in realtà non è di Borges
Che la cultura cara ai professoroni rosiconi non fosse il forte del presidente del Consiglio, uomo del fare refrattario alla contemplazione, si sapeva.
Quando in Cile citò Neruda infatti ci sorprese: allora è proprio laureato! In Argentina il Piccolo Principe ha voluto strafare: non si mette a declamare nello spagnolo di Benigni in Non ci resta che piangere una poesia di Borges che però è un fake di internet, cioè non è di Borges? E non in un bar malfamato davanti alla stazione Retiro, ma all’Università di Buenos Aires. Strano, con tutti gli spin doctor strapagati e gli intellettuali della Leopolda a disposizione.
A nulla è valso anche chiamare Dante il divin poeta, come fa Matteo in Fuori!. Deve essere andata così: Renzi: «Vorrei rilanciare i rapporti culturali Italia-Argentina». Spin doctor: «Una frase di Evita Peron?». «Un poeta famoso tipo Neruda che parla di amicizia? In Perù ho fatto un figurone». «In Cile». «Vabbè». «Borges?». «Vai, cerca “Borges + amistad”». «Google dice che ha scritto la poesia Amistad». «Che culo».
Dietro i cartoni non c’erano statue coperte, ma argentini che si sganasciavano dalle risate.