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 2016  febbraio 18 Giovedì calendario

Si è consegnato ai carabinieri uno dei due evasi da Rebibbia

Fuga finita per uno dei due romeni evasi da Rebibbia. Si è costituto ieri sera alla stazione dei carabinieri di Tivoli Catalin Ciobanu, 33 anni, che proprio due giorni fa sarebbe dovuto comparire come imputato in un processo per sequestro di persona e morte come conseguenza di altro reato per il decesso di un commerciante egiziano prelevato da casa e stroncato da un infarto. All’appello manca l’altro romeno, Mihai Florin Diaconescu, 28 anni, che scontava una condanna definitiva per rapine in villa, con fine pena nel 2021. La caccia all’uomo coinvolge centinaia di poliziotti, carabinieri e agenti penitenziari a Roma e nel resto d’Italia, anche con posti di blocco e perquisizioni. Nella Capitale presidiate le stazioni, perlustrati i campi rom dove potrebbe nascondersi il secondo evaso, sentiti amici e conoscenti che potrebbero averli aiutati. La Procura della capitale ha aperto un’inchiesta e attende il rapporto del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), che ha avviato un’indagine interna, responsabile delle carceri italiane, secondo il quale «c’è un eccesso di allarme e gli istituti penitenziari sono sicuri». Secondo il sindacato Sappe, domenica c’erano però solo due agenti di guardia nel reparto. Nove per 300 detenuti a Rebibbia, secondo il Dap. Le ricostruzioni sulla dinamica dell’evasione hanno evidenziato le falle nel sistema di sorveglianza, secondo alcuni sindacati dovute al sovraffollamento di detenuti. In particolare la cosiddetta sorveglianza dinamica, che lascia liberi i detenuti di girare per alcuni ambienti aperti del carcere fino a una certa ora senza essere seguiti dalle guardie. «Le informazioni provvisorie dicono che nel padiglione G11, dove c’erano circa 300 detenuti, gli agenti erano nove, tre per piano – ha detto il capo del Dap, Santi Consolo -. Dobbiamo verificare quale era l’ordine di servizio e il livello di sicurezza». E ancora: «Stiamo verificando come mai non c’è stato l’allarme».
I due romeni hanno superato tre sbarramenti; prima segando le sbarre del magazzino del reparto G11, poi calandosi con delle lenzuola dal muro esterno, alto 7-8 metri; quindi usando dei bastoni di manici di scopa uniti per issarsi e agganciare all’altro muro di cinta, di 5-6 metri, delle lenzuola a cui erano fissati dei ganci di metallo rudimentali realizzati dagli stessi fuggitivi. Calatisi dal muro di cinta, i due si sono poi arrampicati sulla rete elettrosaldata, superando così l’ultimo sbarramento. I due si sarebbero allontanati salendo su un autobus lungo via Tiburtina.