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 2016  febbraio 18 Giovedì calendario

Cinque brevi ritratti dei cinque nuovi direttori Rai

Andrea Fabiano – Raiuno
Un ex (eterno) enfant prodige come Antonio Campo Dall’Orto non poteva che scegliere un (attuale) enfant prodige per dirigere la rete ammiraglia della Rai. I severi e tradizionali rituali di Raiuno saranno d’ora in poi officiati da Andrea Fabiano, classe 1976, vale a dire un quasi quarantenne (roba che certi dirigentoni di stirpe si staranno rivoltando nel sarcofago). Sarà il più giovane direttore nella ormai sessantaduenne storia del Primo canale. Certo, è più vecchio di Raitre (1979), ma più giovane della riforma della Rai che la istituì. «Barese esportato a Roma», come si legge sul suo profilo twitter, si laurea all’Università di Bari e fa anche un breve master ad Harvard. A Viale Mazzini si occupa di Marketing, prima con la carica di vice responsabile, poi di responsabile. Dal febbraio 2015 è il vice di Leone alla Prima Rete Rai.

Ilaria Dallatana – Raidue
Il curriculum non mente. O almeno, non in questo caso. Ilaria Dallatana, parmigiana, 48 anni, che da oggi sarà il nuovo direttore di Rai2, in vita sua si è effettivamente occupata di televisione. Prima nel campo avverso alla Rai, con gli anni all’ufficio marketing di Mediaset (che qualche talento qua e là l’ha sfornato) e la riorganizzazione di quell’esperimento funambolico che fu Telecinco a Madrid. Nel 2001 sceglie la libertà e si imbarca su un cargo battente bandiera GiorgioGoriana che prenderà il nome di Magnolia: cosa trasportasse quel cargo lo sapevano tutti, format come «L’isola dei famosi», «L’eredità», «SOS Tata». Diplomata al liceo classico, si è laureata in Lettere Moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e diplomata in Scienza della Comunicazione all’Università La Sorbonne Nouvelle.

Daria Bignardi – Raitre
Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che hanno quelli che zitti zitti mettono tutti nel sacco con un’alzata di sopracciglio, Daria Bignardi è il nuovo direttore di Raitre: il che pare non essere un azzardo per una che è giornalista, conduttrice, scrittrice (di cinque romanzi), e che a dirla tutta da Raitre era pure partita, nel ’91 (anno nel quale il prossimo direttore di Raiuno affrontava sicuramente con successo il primo anno di liceo) nella redazione di Milano Italia. Da allora tanta tv (ma anche Radio Deejay con Mezz’ora Daria) da conduttrice e autrice (Punto e a capo, A tutto volume, Corto circuito, Tempi moderni) fino alla svolta (per lei e per il resto della tv italiana) del Grande Fratello. Lasciata dopo due edizioni l’incombenza a Barbara D’Urso (wow!), è diventata la prima italiana ad avere un suo programma serale di interviste (le Invasioni barbariche e poi l’Era glaciale).

Angelo Teodoli - Rai4
Più che una nomina, un trasloco. Nato nel 1956 (come Miguel Bosè, quindi un po’ poeta lo sarà anche lui) Angelo Teodoli è di casa in Rai dal 1983, mica bruscolini. Lascia la direzione di Raidue (agguantata nel 2012) dove ha rivitalizzato il palinsesto del pomeriggio e riportato l’informazione in prima serata. La sua lunga gavetta iniziò proprio a Raidue, dove tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta si occupò dei palinsesti (la parola difficile che quelli della tv usano per descrivere l’insieme di quello che noi guardiamo sui loro canali: Walter Veltroni fu il primo a dirla in pubblico senza vergognarsene). Nel ’96 è capostruttura di Raiuno con delega ai palinsesti e alle promozioni, nel 2002 diventerà vicedirettore della rete sotto la direzione Del Noce. Nel 2009 lascia la rete per passare alla direzione palinsesti.

Gabriele Romagnoli - Raisport
«Romagnoli considera il calcio una metafora della vita», dicono i colleghi che lo hanno visto crescere come giornalista alla Stampa. Il che gli sarà certamente d’aiuto quest’estate quando da nuovo direttore di Raisport dovrà gestirne la grande squadra alle prese con gli Europei di football. Subito dopo ci saranno le Olimpiadi a Rio, altra prova impegnativa da affrontare. Legatissimo alla sua Bologna, in realtà ha zingarato in giro per il mondo tra Torino, il Cairo, Beirut, New York, Roma e molti altri posti di cui ha raccontato in libri e articoli. Attualmente collaborava con La Repubblica. È stato tra le altre cose direttore del mensile Gq, firma di Vanity Fair e «correspondent at large» per il gruppo Condé Nast. Ha scritto molti libri (finalista al Campiello nel 93 con Navi in bottiglia).