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 2016  febbraio 18 Giovedì calendario

Due o tre cose su Monica Cirinnà

Il meraviglioso mondo di Monica Cirinnà è pieno di abbracci, strette di mano, lealtà scandita al battito del cuore, ragazzi sospiranti, cani e gatti, cavalli, distese azzurre e verdi terre. Per questo vederla ieri al Senato faceva venire il magone: il volto scuro sotto i ricci biondi, gli scatti a lunghe falcate rapsodiche, i conciliaboli coi giovani gay per condividere l’amarezza sulla malvagità del mondo. E l’anima ferita offerta ai giornalisti: «Ho sbagliato a fidarmi dei 5 Stelle, se la legge sulle unioni civili diventerà una schifezza sono pronta a togliere la firma e a lasciare la politica».
Per capirla tocca raccontarla. È nata nel 1963 (il 15 febbraio: auguri!) da una famiglia cattolica. Va a scuola dalle suore, elementari e medie. Secondo il racconto di Gabriele Albertini, che ha girato la confidenza a Un giorno da pecora, un giorno Monica vede una suora in intimità col giardiniere, lo dice a casa, a casa lo riferiscono a scuola, a scuola non le credono, pensano sia una faccenda del demonio e la sottopongono a un esorcismo. Alle superiori sceglie – e come darle torto – un istituto laico, il liceo classico Tacito. Entra nel Movimento studentesco. All’università studia Legge e si laurea col professor Franco Cordero del quale è assistente per un decennio. Fonda un’associazione per la difesa dei gatti e dei gattari, attività che intensifica quando diventa consigliere comunale dei Verdi, Francesco Rutelli sindaco; al grido che i randagi non si uccidono ma si sterilizzano, comincia l’operazione per cui oggi i gatti randagi sono scomparsi da Roma, ma in compenso si sono decuplicati i ratti. In Consiglio comunale si dedica a battaglie memorabili: la liberazione della mucca Ercolina dagli allevatori di Torrimpietra che la usano per la protesta del latte, le multe ai manifestanti che si erano portati in corteo gli asini di Arcore (esistono davvero, non sono solo un insulto), l’appello affinché Papa Ratzinger fosse libero di portarsi i due mici adottivi in Vaticano. Un impegno sacrosanto: chi non ama gli animali? Lei, poi, è vegetariana e dunque si impegna per i diritti di vegetariani e vegani. Ha un’azienda agricola a Capalbio che si chiama CapalBIOfattoria dove produce vino, olio, marmellata e ortaggi: tutto biologico, come si è intuito. Lì vivono quattro cani, quattro gatti, due cavalli e una famiglia di asini. I figli di suo marito, Esterino Montino, portano avanti la fattoria e qui serve un ulteriore approfondimento.
Esterino Montino, capogruppo del Pd in Regione Lazio ai tempi di Rimborsopoli (unica divagazione dalla linea bucolica dell’articolo), è cacciatore e carnivoro. Lui e Monica si conoscono in Consiglio comunale. Si ignorano. Neanche buongiorno e buonasera ma Esterino, romanticone, quando Monica passa davanti alla sua scrivania le dice «miao miao, bau bau». Scoppia una simpatia che ha fatale evoluzione perché Montino, diventato assessore, deve costruire un canile. Si vedono di nascosto, vanno a mangiare a Torvaianica finché Massimo D’Alema non benedice la fuitina. Si sposano. Si trasferiscono in via Dell’Orso, a due passi da piazza Navona: 110 metri a 360 euro al mese. Quando esce la notizia, Monica abbandona l’indole estatica e si arrabbia come un bufalo: spiega che l’affitto era basso perché non c’erano infissi, impianto elettrico, impianto idraulico, non c’erano nemmeno i bagni, «per non parlare dei pavimenti e dell’intonaco», qualunque cosa volesse dire. Più che un appartamento, un mucchio di polvere, colmo di sacchi di spazzatura e siringhe piantate nelle travi di legno. Diventata senatrice in quest’ultima legislatura, si dedica alla «lotta alla corruzione» e per «legittimare le scelte alimentari» (sempre ambito vegetariano e vegano). Poi la sfida di una vita: le unioni civili. Ai molti che esprimevano dubbi sulle chance di portarle a casa, lei sorrideva perché a Palazzo Chigi le dicevano di avere i numeri. È andata come è andata, e lei si sente tradita dai cinque stelle. Mettiamola così: se anche sapessimo com’è, non le faremmo il verso dell’aquila.