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 2016  febbraio 18 Giovedì calendario

Negli ultimi venti anni le tasse locali sono più che triplicate

È un vero boom per le tasse locali: negli ultimi venti anni sono più che triplicate, passando da 30 a 103 miliardi. Il dato è contenuto nel rapporto «Finanza pubblica e tasse locali» del Centro studi di Confcommercio-Cer presentato ieri dal presidente dell’organizzazione, Carlo Sangalli. A schizzare all’insù soprattutto le tasse su immobili e rifiuti: negli ultimi quattro anni (dal 2011 al 2015) le imposte sugli immobili sono cresciute di ben il 143% (da 9 a 23,9 miliardi), anche se quest’anno ci sarà un calo a 19,4 miliardi grazie alla riduzione sulla prima casa; quelle sui rifiuti del 50% (da 5,6 a 8,4 miliardi).
Tasse che, non solo sempre più penalizzanti, ma finiscono anche per creare «trattamenti fiscali discriminatori»: «Un imprenditore con un imponibile Irap pari a 50 mila euro e imponibile Irpef pari a 50 mila euro – ha sottolineato Sangalli – è costretto a pagare 2.255 euro in più se vive a Roma rispetto a chi vive a Trento. È una situazione iniqua. Non si può pagare per le inefficienze della pubblica amministrazione». Nelle 21 città prese in esame dal rapporto, le tre più care sono, nell’ordine, Roma, Campobasso e Napoli. Le tre migliori, invece, Trento, Bolzano e Cagliari.
Complessivamente nei due decenni presi in esame le tasse in Italia sono cresciute del 92%, per un totale che sfiora i 500 miliardi di euro (496,5 miliardi dai precedenti 258,1), con una pressione fiscale salita dal 40,3% al 43,7%. «Così si indebolisce un sistema produttivo già stremato da una crisi durissima – ha detto Sangalli —. Ridurre il carico fiscale su imprese e famiglie è prioritario. Anche se la spesa pubblica corrente si è finalmente ridotta nel 2015, gli sforzi fatti non sono sufficienti». Secondo il rapporto, curato dal direttore dell’ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella, nel 1995 l’imposizione diretta riconducibile alle amministrazioni locali era pari al 7,5%, un dato salito al 14,5% a fine 2015. Dal centro, le tasse si spostano in periferia.
«La via è una e obbligata», secondo il presidente di Confcommercio. Ed è quella di «un controllo serrato della spesa in generale, applicazione rigorosa del criterio dei fabbisogni e dei costi standard, maggiore coordinamento tra i vari livelli di governo. Meno spesa pubblica e meno tasse è la ricetta di un Paese più dinamico e più equo che vuole tornare a crescere e che vuole scongiurare definitivamente il ricorso alle clausole di salvaguardia». L’anno che si è aperto da poco «sarà difficile, un anno di sfida che è cominciato con un dato deludente del Pil nel quarto trimestre 2015. Ma l’Italia – ha concluso il presidente di Confcommercio – ha tutte le carte in regola per crescere in modo soddisfacente».