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 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

Una nuova terapia anti-cancro che fa molto ben sperare. La scoperta è di un team del San Raffaele

Li hanno definiti in molti modi: «soldati del sistema immunitario», «superkiller del cancro», «proiettili di sangue». Definizioni coniate dai giornali internazionali, soprattutto anglosassoni, per lanciare una notizia che il Times di Londra ha giustamente messo in prima pagina.
Mentre da noi il dibattito dei media si concentra sul fondamentale problema delle unioni civili tra omosessuali o no, un gruppo di ricercatori italiani a Washington veniva celebrato per aver studiato una terapia anti-cancro che potrebbe non solo sconfiggere la malattia, ma anche impedire che si ripresenti per anni, agendo in pratica come fa un vaccino. Sempre a patto che i primi risultati siano confermati. Si tratta dello studio firmato Irccs ospedale San Raffaele e università Vita-Salute San Raffaele, presentato a Washington in occasione del meeting annuale dell’American association for the advancement of Science (Aaas) e già pubblicato su Science Translational Medicine. Lo studio è stato già definito «rivoluzionario» in particolare dalla stampa britannica. Il Times, oltre a dedicargli l’apertura della prima pagina, come accennato, ha sottolineato il ruolo cruciale del team del San Raffaele di Milano e dell’ematologa Chiara Bonini.
La nuova terapia consiste, in estrema sintesi, nell’utilizzo di una sorta di arma prodotta artificialmente dal sistema immunitario, dei «soldati scelti» in grado di colpire e distruggere le cellule cancerose. A novembre l’istituto San Raffaele si era reso protagonista di un’altra importante ricerca contro i tumori, individuando un gene capace di sciogliere gli intrecci del Dna, rendendolo più vulnerabile alle mutazioni che causano il cancro.
La nuova ricerca si è concentrata sulle leucemie, ma gli esperti sono convinti che potrà essere applicata anche ad altre forme di cancro. «Ci siamo riusciti», ha dichiarato Chiara Bonini, vicedirettore della Divisione di immunologia, trapianti e malattie infettive del San Raffaele, sottolineando che «negli ultimi 15 anni non ho visto tassi di remissione così alti in test clinici. Abbiamo individuato quali sono i linfociti con le maggiori probabilità di riuscire in questa impresa. Si tratta di cellule che costituiscono una specie di farmaco vivente. Abbiamo alte probabilità di creare un medicinale che potrebbe ridurre la probabilità di recidiva del cancro».
Negli Stati Uniti, nel frattempo, un altro studio, presentato sempre all’American association for the advancement of Science e di cui molto si sono occupati i media Usa, ha dato risultati positivi utilizzando i linfociti T per combattere una forma di leucemia particolarmente acuta. In questo caso è stato seguito un altro metodo, rispetto a quello scelto dai ricercatori del San Raffaele. Gli esperti del Fred Hutchinson Cancer Research Centre di Seattle hanno sperimentato un nuovo trattamento che consiste nell’iniettare nel paziente cellule del sistema immunitario geneticamente modificate per attaccare uno specifico tumore del sangue. Il 94 per cento dei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta, una grave forma di leucemia che può uccidere nel giro di pochi mesi, ha beneficiato della completa scomparsa dei sintomi.
In ogni caso, la ricerca presentata dal San Raffaele sembra davvero rappresentare un reale passo avanti nella battaglia contro il cancro. Ma in Italia il fatto non sembra avere il risalto che meriterebbe. Giorni fa era scoppiata una polemica – l’ennesima, per la verità – che ha rievocato gli eterni problemi dei «cervelli in fuga» dal nostro Paese, che non solo non diminuisce ma aumenta, i mancati riconoscimenti e, soprattutto, i tagli alla ricerca. Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, era stata invitata dalla ricercatrice italiana Roberta D’Alessandro, che vive e lavora in Olanda, a Stefania Giannini, a «non vantarsi dei successi italiani all’estero», visto che il ministro aveva esultato per il successo degli italiani al prestigioso bando – da oltre mezzo miliardo – dell’European Research Council.