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 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

Crimini nazifascisti, aperto l’armadio della vergogna. Da ieri le tredicimila pagine che parlano di orrori e occultamenti sono accessibili a tutti

No, non ha mai convinto gli storici la versione più diffusa della fuga di Herbert Kappler: il responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, del rastrellamento del Quadraro e della deportazione degli ebrei del ghetto di Roma ad Auschwitz, agli arresti presso l’ospedale militare del Celio, nella Capitale, si sarebbe dileguato nascosto dentro una valigia la mattina del 15 agosto 1977. Possibile? Non tanto. Ma fino a oggi non vi erano documenti accessibili a tutti e in grado di raccontarci le reali modalità di questa evasione.
Da adesso, invece, possiamo approfondire non solo questo ma moltissimi altri misteri della nostra storia più recente: la Camera dei Deputati mette online le 13 mila pagine dei documenti della Commissione parlamentare che si è occupata di indagare sulle stragi nazifasciste durante la Seconda guerra mondiale e anche l’occultamento di un’incredibile massa di fascicoli giudiziari. Carte e faldoni erano stati affastellati in quello che il giornalista Franco Giustolisi – il quale li aveva per primo individuati nel 1994 – aveva chiamato l’armadio della vergogna. Erano custoditi in gran segreto, appunto in un armadio con le ante rivolte verso il muro, a Palazzo Cesi, sede della Procura generale militare, e contenevano una notevole mole di atti, a partire dai 695 fascicoli sulle razzie compiute dai soldati tedeschi in Italia e dai fascisti nei territori occupati durante la guerra. Documentavano gli orrori avvenuti a Sant’Anna di Stazzema, alle Fosse Ardeatine, a Marzabotto, a Monchio e Cervarolo, Coriza, Lero e Scarpanto, Civitella in Val di Chiana e Fivizzano.
Responsabilità italiane
«Se vogliamo ripristinare un rapporto di fiducia coi cittadini, è indispensabile togliere il velo del segreto ogni volta che sia possibile e giusto, specie su fatti tanto lontani nel tempo»: così la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha commentato la pubblicazione online di questi fondamentali reperti. Che sono destinati a rivelarsi una vera miniera, anche se la pubblicizzazione dei segreti è ancora solo parziale.
Così, per esempio, per restare all’enigmatica figura di Kappler, ora forse potremo comprenderla meglio, poiché dalle documentazioni emerge il vero ruolo avuto nella sua liberazione e nell’abbandono della penisola dall’organizzazione Odessa, una rete di ex gerarchi e criminali nazisti, fanatici fedelissimi al boia delle Fosse Ardetine. Ma non solo. Potremo avere nuovi lumi anche sulle nefandezze di Walter Reder, l’ufficiale delle Waffen-SS condannato per il massacro di Monte Sole (Marzabotto) e l’eccidio di Vinca, ai piedi delle Alpi Apuane. Ma soprattutto potremmo sapere esattamente perché Reder venne scarcerato nel 1985, nonostante le proteste dei familiari delle vittime e delle associazioni partigiane. Si tratta di tasselli non di secondo piano che vanno a completare il quadro dei drammi ancora adesso senza risposta dell’ultimo conflitto mondiale: infatti dalla documentazione che proviene dal ministero degli Affari esteri, è un altro esempio, potremo ricavare importanti informazioni sull’uccisione dei soldati italiani a Cefalonia da parte dei reparti dell’esercito tedesco dopo l’8 settembre 1943.
Nella gran mole di materiale desecretato vi sono anche preziosi dossier sull’uccisione di duemila italiani nel bosco di Borek, sul processo all’ufficiale della Gestapo che aveva impiccato 80 italiani, sulle 85 fucilazioni avvenute a Castenuovo di Cecina.
Da queste liste, a una prima consultazione, appaiono anche nuove responsabilità degli italiani: in primo luogo quelle del generale Mario Roatta per numerosi crimini nei territori dalmati. Oppure vi sono testimonianze sulle violenze mai raccontate, compiute sempre da connazionali nient’affatto «brava gente», negli anni della Repubblica sociale italiana; oppure ancora le complicità di civili e militari italiani nella gestione della Risiera di San Sabba, il Lager di Trieste, chiamato di transito o di smistamento ma dove però venivano non solo imprigionati ma anche eliminati moltissimi internati politici ed ebrei.
Le razzie dei tedeschi
Pure gli storici desiderosi di ricostruire le vicende di quotidiana sofferenza per la gente comune in tempo di guerra avranno su che lavorare. Un esempio fra i tanti? In un piccolo borgo nei pressi di Perugia un agricoltore denuncia che i tedeschi gli hanno razziato di tutto dal foraggio ai piccoli gioielli di famiglia, dalle scorte alimentari alla radio.
Fra le carte sono presenti anche segretissimi faldoni che riguardano il dopoguerra, dalla Nato al servizio segreto Sismi. E documenti che rivelano come magistrati dei tempi di Hitler cancellarono le tracce del loro passato e continuarono a operare come giudici anche in epoca democratica. Dall’archivio appare infine anche la vera storia dell’occultamento di tutte queste informazioni e i nomi dei suoi responsabili, tra cui procuratori militari come Enrico Santacroce che nel 1960 dispose, con un atto assolutamente arbitrario, l’«archivazione provvisoria» delle pagine rivelatrici. «Si trattava di una scelta che rientrava nella dinamica della Guerra fredda», osserva la studiosa Isabella Insolvente che ha già visionato una parte del materiale. «Le carte sono più di centomila. Non so se avremo tutte le risposte che ci aspettiamo, ma sicuramente da oggi possiamo cominciare a chiarire tanti episodi oscuri della storia non solo italiana ma europea».