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 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

«Patrimonio netto», le due paroline che salvano ChiantiBanca dalla super riforma

Un errore materiale nel comunicato del governo – e nelle dichiarazioni fatte in conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri – e il testo del decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale. 
Ma anche prendendo per buona questa ricostruzione, il caso resta. Perché quell’errore materiale fa la differenza per ChiantiBanca tra poter trasformarsi in società per azioni o essere obbligata ad aderire alla riforma delle Bcc. 
Partiamo dall’inizio: il comunicato che ancora ieri si poteva leggere sul sito del governo recita: «La Bcc che non intende aderire ad un gruppo bancario, può farlo a condizione che abbia riserve di una entità consistente (almeno 200 milioni) e versi un’imposta straordinaria del 20 per cento sulle stesse riserve». Con questo criterio, ChiantiBanca è fuori. Le sue riserve sono pari a circa 180 milioni di euro. Poi lunedì esce in Gazzetta il decreto e le “riserve” diventano “patrimonio netto”. La differenza è sostanziale. Il patrimonio netto di un’impresa è costituito infatti dal capitale più le riserve più gli utili o le perdite dell’esercizio. Di fatto, il tetto per restare autonomi viene abbassato. E ChiantiBanca, sulla base del parametro dei 200 milioni di patrimonio netto, magicamente può scegliere di restare autonoma. 
ChiantiBanca, sede nel cuore della Toscana tra Monteriggioni e San Casciano val di Pesa, nasce da successive aggregazioni di piccole banche cooperative. Nel 2012 ha assorbito tra l’altro il Credito cooperativo fiorentino di Denis Verdini, portandosi in pancia una serie di partite in sofferenza dell’istituto finito in dissesto. A fine 2014 (ultimo bilancio disponibile) aveva riserve per 180 milioni – quindi inferiori alla soglia indicata nel comunicato – e un patrimonio netto di 226 milioni di euro – superiore a quanto indicato nel decreto. Il bilancio del 2015, ancora non approvato, presenterebbe valori leggermente superiori per entrambi i due indicatori.
Il ministero dell’Economia fa sapere che il criterio tenuto presente durante i lavori preparatori è sempre stato il patrimonio netto. Sulla stessa linea anche FederCasse, l’associazione che rappresenta le Banche di credito cooperativo e fortemente critica con il decreto. Ma nel comunicato dello scorso 11 febbraio e nella conferenza stampa di Matteo Renzi e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il patrimonio non c’è e ci sono invece le riserve.
Chiantibanca ha 32 filiali in Toscana, concentrate nell’area tra Firenze e Siena. L’istituto approverà il bilancio 2015 nell’assemblea di aprile e secondo le indiscrezioni dovrebbe indicare Lorenzo Bini Smaghi come nuovo presidente, con l’ex membro del board della Bce che manterrebbe anche la presidenza in Societe Generale.
L’istituto è anche in attesa del via libera di Bankitalia per la fusione con Bcc di Pistoia e Bcc Area Pratese, che le consentirebbe un ulteriore salto dimensionale con oltre 310 milioni di patrimonio e 50 filiali. L’operazione è stata annunciata tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre ma il via libera di Bankitalia non è ancora arrivato.