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 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

Fare pulizia nei bilanci costa caro. Così il patrimonio dell’Inps da 30 miliardi nel 2010 si è ridotto a 1,8

Era solo una questione di tempo: 30 miliardi nel 2010, 24 nel 2011, 21 nel 2012, via via fino al sostanziale azzeramento. Con circa 11 miliardi di disavanzo, alla fine di quest’anno il patrimonio dell’Inps sarà ridotto ad appena 1,8 miliardi di euro. Lo ha certificato ieri il Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, approvando il bilancio di previsione per il 2016. «Nel 2017 c’è il rischio di andare sottozero», avverte il consigliere Giampaolo Patta. 
La voragine nei conti dell’Istituto è causata quasi per intero dalle conseguenze della fusione, decisa dal governo Monti, dell’Inpdap nell’Inps, ovvero dell’Istituto che fino ad allora si era occupato delle pensioni dei dipendenti pubblici: gravato da un pesantissimo deficit gestionale, ha portato con sé tutti i suoi problemi. 
La ragione contingente è l’aumento delle perdite sulle svalutazioni dei crediti, superiori agli anni precedenti. «Fare pulizia nei bilanci provoca anche conseguenze di questo tipo», sottolineano dall’Istituto. Se nel 2015 il rosso era stato di 9,1 miliardi, quest’anno salirà a 11,2, anticipando di un anno la previsione dell’azzeramento. Il paradosso vuole che tutto ciò avvenga nonostante il bilancio preventivo preveda un aumento delle entrate contributive a 218,6 miliardi, 4,6 in più delle ultime previsioni. Peccato che l’esborso per prestazioni (in calo di 679 milioni) quest’anno sarà di 272 miliardi. Il presidente Tito Boeri ha detto più volte che il cattivo andamento della gestione dell’Istituto non avrà alcuna conseguenza sugli assegni dei pensionati, e però presto o tardi il governo dovrà affrontare il problema. Non è la prima volta che accade, ma questo significa che nei prossimi mesi il governo avrà di fronte a sé due strade: o aumentare i contributi previdenziali, o caricare sul già alto debito pubblico il costo di una ricapitalizzazione dell’Istituto. Nel bilancio di previsione l’Inps promette di fare la sua parte con tagli alle spese correnti per 694 milioni di euro: troppo poco per un disavanzo di quelle dimensioni. Con numeri così la polemica sulla progettata riforma dei criteri per la concessione delle pensioni di reversibilità perde di ogni attualità. Sindacati, opposizione e sinistra Pd chiedono di stralciare dalla delega ogni riferimento alla razionalizzazione di quella spesa, ma senza un intervento per rendere più equo il sistema il rischio è di mettere a repentaglio la tenuta dei conti previdenziali.