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 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

Addio al Venezuela Saudita

È un carnevale triste quello appena celebrato dal Venezuela, sfibrato dalla lunga crisi e ora dalla difficoltà di reperire medicine e persino generi alimentari. Le code alla Central Madeirense, una delle catene commerciali più note del Paese, rendono faticosa la quotidianità dei venezuelani che non possono permettersi di accedere al mercato nero. E non è finita.
Nei prossimi giorni è atteso il paquetazo, una maxi stangata del governo che, secondo anticipazioni, consiste in una ulteriore svalutazione del bolivar (la moneta del Paese, sempre più debole) l’aumento del prezzo della benzina (oggi un litro di carburante costa meno di un litro di acqua minerale) e un ulteriore ritocco verso l’alto dei prodotti alimentari.
L’accordo di Doha e un nuovo super ministro dell’Economia, nonché vicepresidente, sono l’ultima speranza cui si aggrappa il governo di Nicolas Maduro. Il Venezuela continua la sua navigazione a vista tra i marosi di una congiuntura internazionale fiacca e, soprattutto, di un prezzo del petrolio poco sopra i 30 dollari al barile con un eccesso di offerta sui mercati.
Il vicepresidente è Miguel Perez, definito un uomo di business, sostituisce Luis Salas, un sociologo di sinistra che lascia il dicastero dopo un solo mese di lavoro.
È l’ennesimo tentativo di rilancio per un Paese in emergenza economica, così l’ha definita lo stesso presidente della Repubblica Maduro. Con un’inflazione ormai divenuta “iperinflazione” – il Fondo monetario internazionale parla di 720%, altri istituti privati parlano di 250% – non vi sono grandi speranze di risanamento, almeno nel breve-medio periodo.
Altro che il Venezuela Saudita di qualche tempo fa. L’ironia dei venezuelani è sempre stata sottile: il Paese caraibico veniva chiamato così perché assimilabile all’Arabia. Ricchi proventi petroliferi, giacimenti enormi, riserve stimate tra le più alte del mondo. Oggi il Venezuela rievoca l’Egitto biblico, quello delle piaghe. L’ultima, la più inquietante, è quella energetica.
Molte città medio-piccole patiranno, già nei prossimi giorni, un ulteriore razionamento energetico. Il ministro dell’Energia elettrica, Luis Motta Dominguez, ha già annunciato che i centri commerciali dovranno ricorrere ai generatori privati in due fasce orarie: 13-15 e 19-21. Ovvero le ore di punta.
Intanto le riserve della Banca centrale continuano a calare, sono inferiori a 7 miliardi di dollari. Basteranno i superpoteri di Maduro, autoconferiti in gennaio ma confermati pochi giorni fa, in quanto “legittimi” dal Tribunale supremo di Caracas ?
Difficile dire. Intanto però il Paese scivola verso il baratro dell’insicurezza diffusa.