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 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

I Cinque Stelle fanno retromarcia sulle unioni civili. Il Pd rimane da solo

Mancavano venti minuti alle sette, ieri, quando il senatore Alberto Airola, M5S, ha preso la parola in Aula: «Non possiamo votare il supercanguro». E sul gruppo del Pd è calato il panico.
Senza i voti di M5S l’emendamento premissivo di Andrea Marcucci, il cosiddetto supercanguro che avrebbe permesso alla legge sulle unioni di andare avanti scavalcando tutti gli altri emendamenti, non ha possibilità di essere approvato. E così bisogna discutere e votare tutti gli emendamenti, a questo punto circa ottocento quelli rimasti. Perché ieri pomeriggio al Senato il capogruppo della Lega Gianmarco Centinaio ha annunciato in aula il ritiro di 4 mila e 500 emendamenti sugli oltre 5 mila presentati, sfidando il Pd a ritirare il suo emendamento premissivo.
«Il voltafaccia dei 5 Stelle mette a rischio l’intera legge», ha detto il capogruppo del Pd Luigi Zanda che in aula aveva invocato «il rispetto dei diritti di una minoranza». Ma quando il senatore Airola ha preso la parola lo scenario si è ribaltato: «Non possiamo stare qui a farci dire dal sottosegretario Scalfarotto come dobbiamo votare». L’ira del Pd si è scatenata dentro l’Aula e fuori, con la vicesegretaria Debora Serracchiani: «Il M5S tradisce il suo popolo e tutta l’Italia». In emergenza ci ha pensato la senatrice di Sel Loredana De Petris a chiedere la sospensione della seduta, richiesta approvata nonostante i voti contrari di M5S. Ma adesso? Si torna in Aula stamattina alle nove e mezza. La notte è lunga. Nella notte tornerà dall’Argentina il premier Matteo Renzi e bisognerà vedere se avallerà la decisione che il Pd del Senato sembrerebbe aver già preso: votare, comunque, il supercanguro. Senza i voti di M5S questo emendamento non passa, nemmeno se il Pd vota compatto con i suoi cattolici. Ma la scelta è politica. Del resto l’alternativa di ritirare l’emendamento porterebbe allo stesso risultato.
«Continuare a cercare consensi senza mai pagare un dazio politico è impensabile», ha detto Miguel Gotor, minoranza pd. Tutti i centristi, in ogni modo, si erano appellati al M5S, da Gaetano Quagliariello (Idea) ad Angelino Alfano, ministro e leader ncd. Uscendo dal Senato il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha detto: «Il governo non esprime valutazioni politiche. Da osservatori però non possiamo non dire che questa mossa rende più impervia una strada che era già significativamente impervia».
Il M5S se l’è presa anche con Giorgio Napolitano: il presidente emerito aveva lasciato la sua tessera parlamentare infilata nel banco, per andare in infermeria, proprio nel giorno in cui il presidente del Senato aveva invitato a non farlo pena la detrazione della diaria. Napolitano ha poi chiesto a un commesso di recuperargliela e, del resto, i senatori a vita non percepiscono diaria.