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 2016  febbraio 17 Mercoledì calendario

Ancora in morte di Piero Buscaroli

Era talmente controcorrente, volutamente dalla «parte sbagliata» della storia, fascista intransigente e ostile a ogni compromesso, che pochi hanno avuto e hanno il coraggio di scrivere sullo storico della musica, giornalista e scrittore Piero Buscaroli. Ora che è morto, a 85 anni, a Bologna (era nato a Imola il 21 agosto 1930), possiamo dire che ben si adatta a lui il passo di Brecht: «Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati».
Sprezzante del potere e del conformismo, l’aspro Buscarli diede il meglio di sé come biografo di musicisti. Dopo aver studiato organo con Ireneo Fuser ed essersi laureato in Storia del diritto, insegnò nei conservatori di Torino, Venezia e Bologna e collaborò come giornalista al «Borghese» di Leo Longanesi. Negli anni Settanta fu direttore del quotidiano «Roma» di Napoli e, dal 1979, critico musicale del «Giornale», sia con Montanelli che con Feltri.
I suoi libri più conosciuti sono quelli dedicati a Bach (Mondadori, 1985), il monumentale (1.400 pagine) Beethoven (Rizzoli, 2004) e La morte di Mozart (Rizzoli, 2006). Questi testi risultarono controversi per alcuni critici, il Bach anche per il musicologo Massimo Mila, in tutto l’opposto di Buscaroli. La morte di Mozart mi è sempre parso interessante. In dissonanza con molti biografi, Buscaroli spogliò Mozart dalle leggende nate intorno alla sua fine iscrivendola in un decesso per febbri che in quei mesi colpivano Vienna, ma ne accrebbe il mito sostenendo che il Requiem rimase incompiuto per volontà dello stesso musicista.
I libri di taglio storico furono, nell’impronta della Cripta dei cappuccini di Joseph Roth, un’amara constatazione del tramonto della vecchia Europa. Paesaggio con rovine (Camunia) fu un lamento per l’Europa cancellata pubblicato nel 1989 a settant’anni dalla Conferenza di Versailles, peccato originale della decadenza. Questo approccio si fece rancoroso in Dalla parte dei vinti. Memorie e verità del mio Novecento (Mondadori, 2010), un concentrato di disprezzo verso personaggi italiani e proseguì con Una nazione in coma (Minerva edizioni, 2013), zibaldone di 500 pagine sulla perdita di carattere dei connazionali.