Il Sole 24 Ore, 6 gennaio 2016
La discesa senza fine del renminbi
Gli alti e bassi di questo primo scorcio d’anno non devono ingannare: il renminbi continuerà la sua discesa ineluttabile nel corso del 2016.
Almeno del 5% rispetto al dollaro, stando alle previsioni degli addetti ai lavori, con la Banca centrale cinese sempre pronta a intervenire, come è successo ieri, con dosi massicce di liquidità perché la discesa sia priva di scossoni eccessivi.
È il prezzo da pagare per la Cina per poter entrare in una nuova fase di apertura dei mercati mondiali, per internazionalizzare la moneta e procedere rapidamente verso la convertibilità del renminbi. Che, nel frattempo, è entrato nel basket del Fondo monetario internazionale a partire dal prossimo 1° ottobre con una quota superiore allo yen e alla sterlina.
Dopo anni di rialzi che hanno creato un vero e proprio mercato di incalliti scommettitori sull’aumento del dollaro e fiumi di rimbrotti specie dagli Stati Uniti che accusavano la Cina di tenere artificialmente alto il renminbi, Pechino imbocca una strada diversa ma già segnata. Un’inversione di rotta alla quale ci si dovrà abituare.
Forse per questo a fine anno la Banca centrale non ha effettuato altri tagli ai tassi (che comunque ci saranno, presto, anche nel 2016) ma ha preferito pilotare un ulteriore ribasso: il cambio con il dollaro era a 6,4936 a fine dicembre 2015, una mossa che non creato allarme come il deprezzamento dell’11 agosto scorso, ma che come si è visto ha riaperto la strada del tonfo delle borse, acciaccate dai dati dell’economia reale. In estate sembrò un passo suicida, dal momento
che le Borse erano
entrate in sofferenza, e quindi il senso della decisione della Banca centrale sembrava fuori da ogni logica.
La Banca centrale non cambierà il passo, il deprezzamento coniugato all’internazionalizzazione del renminbi è ormai la stella polare e quando in Cina le decisioni sono adottate ai massimi livelli tornare indietro è impossibile, tanto più che l’ingresso nel salotto buono delle monete internazionali ha già prodotto effetti in casa. Effetti politici, ovviamente, che non consentono alcun dietrofront. Anzi.
Questo spiega anche il livello di volatilità con il quale non solo la Cina, ma il mondo intero dovranno imparare a coabitare. L’avvio del 2016 è solo un’avvisaglia.