il Fatto Quotidiano, 6 gennaio 2016
Gli italiani emigrano di più
Le notizie si nascondono dovunque. Lunedì 4 gennaio, per dire, l’Ufficio studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza ha pubblicato una sua elaborazione su dati Istat. Titolo: “Italiani in cerca di fortuna all’estero: 90 mila trasferimenti in un anno, la metà riguarda under 30”. Non è certo una sorpresa, ma è sempre utile ricordare cosa succede in un Paese in crisi da anni, che dal 2011 ha scelto la via della deflazione sariale e l’umiliazione del lavoro: la gente se ne va. Succede in Portogallo, dove il fenomeno ha dimensioni bibliche (500 mila persone tra il 2011 e il 2014 in un Paese con 10 milioni di abitanti), ma succede anche in Italia: più in là si potrà sapere magari quale impatto questo ha avuto sul calo (relativo) della disoccupazione giovanile, cioè del numero di chi cerca lavoro, soprattutto alla luce del fatto che (dice Istat) gli occupati aumentano solo marginalmente. Un espatriato, infatti, non cerca più lavoro in Italia, ma non è un occupato.
Veniamo ai numeri. Il totale 2014, come detto, secondo la Camera di Commercio lombarda fa 90 mila uscite dall’Italia, che significa un aumento del 30,7% rispetto al 2012: la metà del totale per di più – circa 45 mila –ha meno di 40 anni. In altre parole: “Per i giovani, si tratta in pratica di 3,3 trasferiti all’estero ogni mille under 40, in aumento del 34,3%” in due anni. Da dove partono questi italiani under 40? “Milano è prima con quasi 3.300 cambi di residenza verso l’estero effettuati da italiani nella fascia d’età tra 18 e 39 anni, seguita, per numeri assoluti, da Roma (2.949), Napoli (1.885) e Torino (1.653). Se prendiamo in considerazione però i trasferimenti degli italiani all’estero in rapporto al totale dei residenti italiani under 40, si parte di più da Bolzano, Imperia, Trieste, Pavia e Como”. La classifica cambia se si tiene conto della dinamica: rispetto all’emigrazione under 40 del 2012 le differenze più elevate si registrano a Roma (863 trasferimenti in più), Palermo (829) e Napoli (757), mentre a Milano sono “solo” 451. Le destinazioni preferite sono quelle immaginabili: Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia e Stati Uniti.
I numeri del rapporto Italiani nel mondo 2015 della Fondazione Migrantes (diffuso a ottobre) sono diversi ma fotografano lo stesso trend. I dati sono basati sulle iscrizioni all’Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) tra il 1° gennaio 2014 e il 1° gennaio 2015. In quei dodici mesi, dice il rapporto, sono stati 101.297 gli italiani che hanno trasferito la loro residenza all’estero: oltre 22 mila in più rispetto a due anni prima con un saldo migratorio (cioè tenendo conto di chi rientrava cancellandosi dall’Aire) costantemente negativo dal 2007 (prima era sostanzialmente in pareggio) fino al picco di -53 mila unità del 2013, ultimo dato disponibile.
Torniamo ai 101 mila italiani espatriati nel 2014 secondo la Fondazione Migrantes: 62.797 avevano tra i 18 e i 49 anni; 20.145 i minori (il 12,8% ha meno di 10 anni); 7.205 gli over 65. E ancora: “Si conferma, anche per il 2015, che la recente mobilità italiana è soprattutto settentrionale. La Lombardia, con 18.425 partenze, è per il secondo anno consecutivo, la prima regione seguita da un’importante novità, ovvero il balzo in avanti della Sicilia che dalla quarta posizione arriva, nel 2015, alla seconda”.
Più nel dettaglio: “Sono ben 110 le province da cui sono partiti gli italiani nel corso del 2014. Milano, con 6.386 persone, guida la classifica e ha superato, rispetto allo scorso anno, Roma (5.974). Gli aumenti più consistenti tra le prime 10 province per numero di partenze si sono registrati a Udine (86,1%) e Varese (46,2%). Udine è anche il territorio con la variazione annuale più alta (46,3%), mentre Cosenza è l’unico territorio con una variazione negativa (-7,5%)”. Si emigra soprattutto all’interno dell’Europa: “La Germania, con 14.270 trasferiti, è stata la meta preferita. A seguire il Regno Unito (13.425) – primo paese lo scorso anno – la Svizzera (11.092) e la Francia (9.020)”. Di difficile lettura, ma inquietante, il saldo decennale: “Si è passati dai 3.106.251 iscritti all’Aire del 2006 ai 4.636.647 del 2015, registrando una crescita del +49,3%”, che in vite fa un milione e mezzo di italiani.