Libero, 7 gennaio 2016
Ritratto di Achille Lauro, ’O Comandante. Un sindaco con le palle, un uomo potente e prepotente e uno sciupafemmine da tre rapporti sessuali al giorno (a 70 anni)
A Napoli non c’è neppure una strada dedicata a lui. O meglio una «Via Achille Lauro» esiste, ma si tratta di un omonimo del Comandante, caduto in guerra, che si è meritato, in zona Ponticelli, un vicolo corto e buio a perpetua memoria. Per lui, l’armatore, il creatore di un impero, il sindaco (dal 1952 al 1957, e poi dal febbraio al novembre del 1961), il politico di rango nazionale, il presidente del Napoli, l’editore (col quotidiano Roma), lo sciupafemmine (tre rapporti sessuali al giorno a 70 anni), solo una lapide commemorativa posta nel 2014 nei pressi della casa a Piana di Sorrento dove nacque nel 1887. Eppure, come osserva Corrado Ferlaino – il presidente del Napoli degli scudetti e di Maradona, che ha scritto questo libro a quattro mani con Toni Iavarone (Achille Lauro. Il Comandante tradito, Minerva, pp. 156, euro 16,90, con appendice fotografica)- quella di Lauro è una «vita da romanzo d’avventure» che ha segnato un’epoca. Una vita “napoletana” con tutti i sapori di una città bella e impossibile.
Con dentro la guerra, i bombardamenti alleati, le miserie raccontate da Malaparte nella Pelle, e i sacrifici per rialzare la testa. E poi il successo, la città che ritrova la sua bellezza, i panfili di lusso, il gran turismo. E ancora il declino, insieme alla parabola calante di Lauro, fino al crac nel 1981. Ma che tipo era ’O Comandante? Beh, tutt’altro che un napoletano solare. Era solitario, altero, diffidente, scontroso: «un uomo che viveva con se stesso e si faceva ragionevole compagnia». Quando non era in compagnia di una donna: la moglie, le amanti e l’amata per eccellenza, tra segreti e misteri. Nel libro le cose da gustare sono tante, a partire dalle esperienze del 13enne Achille che, sorpreso con una servetta, viene punito da papà, l’armatore Gioacchino, che lo fa imbarcare come mozzo sul “Navigatore”, un veliero di famiglia in partenza per il Messico. Achille ci soffre, ma non soffre il mal di mare. Nel suo destino c’è scritto che darà vita a una delle flotte italiane più potenti di tutti i tempi. Mussolini è un po’ geloso e tuttavia ammira il prode Achille che, grazie ai buoni uffici della famiglia Ciano entra a far parte del Consiglio nazionale della Camera dei fasci e delle Corporazioni. Poi, i tragici eventi della guerra. Accusato di collaborazionismo, si ritrova in manette e per diversi mesi internato a Padula. Della flotta resta ben poco: decine di navi catturate o colate a picco. Achille però ha grinta da vendere: recupera quel che può, compra dagli americani le “Liberty”, trasformandole in piroscafi commerciali, così come acquista e trasforma in navi passeggeri, in rotta per l’Australia, due ex portaerei Usa. E torna il più forte armatore d’Europa prima della comparsa dei greci. Non gli basta. Vuole conquistare Napoli con una campagna elettorale all’americana, a suon di milioni, e in campo calcistico con l’acquisto di Jeppson per 105milioni, «la prima grossa e scandalosa cifra del calciomercato».
Il capopolo Achille (molti nel libro i paragoni con Berlusconi) è amatissimo. Ai comizi lo accompagna “Nanninella’a chiattona”, una prorompente popolana che lo incoraggia così: «Comanda’, site belle, tenite ’o cchiù bello pescione ’e Napule». Non ci vuole molta fantasia per capire cosa sia il pescione. Una cosa è certa: il sindaco ha anche le palle. E per tanti anni sarà potente e prepotente. E sicuramente spregiudicato in campo edilizio. Ferlaino e Iavarone raccontano tutti i come e i perché. I trionfi e i tonfi. A partire da quando la Dc di Silvio Gava – «Stai tranquillo, Achille» – non decise di dargli il benservito.