Corriere della Sera, 7 gennaio 2016
I problemi nel convertire le vecchie lire in euro. Parliamo di 1,2 miliardi attuali
È ancora possibile cambiare le vecchie lire in euro, ma da quasi due mesi questa semplice operazione è bloccata. Lo denuncia l’associazione di utenti e consumatori Aduc dopo che una sentenza della Corte costituzionale (numero 216 del 5 novembre 2015) ha dichiarato illegittima una norma, varata dal governo Monti nel dicembre 2011. In quel caso l’esecutivo, per guadagnare in un colpo 1 miliardo e 200 milioni di euro, ha anticipato i termini di prescrizione del cambio lira-euro, in origine fissati al 28 febbraio 2012. In fondo, per tre mesi di anticipo, e con lo Stato che rischiava la bancarotta, quella decisione è sembrata forse il male minore. E per effettuare il cambio, i cittadini avevano avuto 9 anni e 9 mesi di tempo prima del decreto Monti.
Il miliardo e 200 milioni finito «nel Fondo ammortamento dei Titoli di Stato» è stato calcolato dalla Banca d’Italia sulla base del «controvalore delle banconote in lire ancora in circolazione» al 6 dicembre 2011, spiega un comunicato di Palazzo Koch: oltre questa data la Banca centrale non ha potuto più effettuare il cambio in seguito al decreto Monti.
Un gruppo di risparmiatori, però, dopo non essere riuscito a cambiare le lire per un valore di 27.500 euro, si è rivolto al Tribunale di Milano che ha chiesto l’intervento della Corte costituzionale: per i supremi giudici i cittadini hanno diritto ancora a trasformare le lire in euro. L’Aduc ha predisposto un modulo sul suo sito per chiedere il cambio: «Il documento va spedito alle filiali della Banca d’Italia entro il 28 gennaio 2016 – consiglia l’associazione di consumatori – ma la situazione non è chiarissima». Dopo la sentenza della Corte costituzionale il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia hanno avviato «gli approfondimenti necessari per definire le modalità con le quali dare esecuzione alla sentenza». Approfondimenti ancora in corso. La somma in lire è comunque ingente e, a conti fatti, è come se ogni italiano avesse ancora in tasca 38 mila lire: se una massaia li avesse dimenticati in una tasca del cappotto o uno studente li avesse lasciati in un vecchio salvadanaio, comunque li potrebbe ancora cambiare, burocrazia permettendo. Se, invece, ci si presentasse in una filiale della Banca d’Italia con una valigetta piena di immagini di Caravaggio (stampato sopra le ultime 100 mila lire), la segnalazione all’antiriciclaggio sarebbe più che una certezza.