la Repubblica, 7 gennaio 2016
Trump e l’inferiorità degli esclusi che genera i mostri politici
Donald Trump utilizza, per la sua campagna elettorale, molti soldi e moltissime frottole. Ogni volta che viene colto in castagna l’opinione pubblica più o meno addottorata se la ride, convinta che l’inciampo possa essergli fatale. Ma si tratta (non solo in America) della minoranza che legge libri e giornali, segue i notiziari meno corrivi, naviga sui siti più autorevoli. E quelli come Trump non si rivolgono a chi ha cura della propria cognizione del mondo. Si rivolgono a chi si sente in qualche modo vendicato dalla schiettezza liberatoria di una sparata razzista, o di uno sghignazzo volgare sulle femmine (comprese le femmine che apprezzano gli sghignazzi volgari sulle femmine). Molto più del contenuto di queste grevità, sul quale i trumpisti non hanno voglia e tempo di soffermarsi, conta la libertà di dirle a voce spiegata, tanto perché sia chiaro che le élite, le caste, i benparlanti, i benpensanti, non hanno più alcun potere di controllo o di inibizione.
In questa complessa faccenda (che noi italiani conosciamo molto bene grazie a Berlusconi) si usa mettere a fuoco, in genere, il rovinoso complesso di superiorità delle élite: pare che i due Clinton, per esempio, prendano molto sottogamba Trump. Ma sarebbe importante, anche, ragionare di più e meglio sul mostruoso complesso di inferiorità degli esclusi, perché è quella inesauribile fabbrica di rancore che genera i mostri politici più pericolosi.