7 gennaio 2016
La Corea del Nord annuncia di aver testato la bomba H • Breve ritratto del leader nordcoreano Kim Jong-un • A Colonia, per le aggressioni sessuali di Capodanno, si indaga su una gang di nordafricani • Otto milioni di italiani, per timore di attacchi terroristici, hanno modificato le loro abitudini • È morta Silvana Pampanini • Il ragazzo ucciso a Napoli a Capodanno potrebbe essere stato vittima di uno scambio di persona
Corea del Nord Una presentatrice tv in abito tradizionale di colore rosa ha annunciato ai nordcoreani e al mondo che «il primo test con la Bomba H è stato effettuato con successo alle ore 10 del giorno 6 gennaio». Sono seguiti elogi alla leadership di Kim Jong-un, che domani compie gli anni (forse 33) e la definizione politica dell’ordigno: «Bomba H di giustizia che eleva la potenza nucleare del Paese allo stadio successivo». La prima domanda, come sempre di fronte alla operazioni compiute in Corea del Nord, il Paese più isolato del mondo, è se si sia davvero trattato di una bomba all’idrogeno, nota anche come termonucleare. Per tre volte, nel 2006, 2009 e 2013, erano stati annunciati test nucleari sotterranei, che avevano creato onde sismiche anomale rilevate dalle stazioni internazionali. Ieri gli osservatori americani hanno registrato una scossa pari a 5,1 gradi Richter, la stessa potenza dell’esplosione nucleare «convenzionale» del 2013. L’intelligence di Washington dice che ci vorranno settimane per verificare se si sia trattato davvero di una Bomba H e per la Casa Bianca le prime analisi lo escludono. Anche gli analisti militari sono scettici: Bruce Bennett della Rand Corporation ha detto che «il bang prodotto sarebbe dovuto essere dieci volte più forte, quindi o Kim Jong-un mente o il test con l’idrogeno non ha funzionato bene». La differenza è grande sotto l’aspetto del sistema tecnico usato per causare l’esplosione nucleare (fissione o fusione) e della potenza. Ma da un punto di vista politico e di sicurezza tutto sommato conta poco: il regime di Kim Jong-un, dittatore ereditario e imprevedibile della Corea del Nord, ha un arsenale di armi di distruzione di massa: secondo i cinesi almeno 20 ordigni nucleari. Accoppiato con missili dalla gittata ancora incerta. Pyongyang si vanta di avere missili capaci di raggiungere le città americane, anche se l’intelligence occidentale dubita. La propaganda nordcoreana ha prodotto filmati che mostrano New York sotto un diluvio di missili (Santevecchi, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
Kim Jong-un Per il regista sud-coreano Shin Sang-ok, tenuto in ostaggio per anni, il leader Kim Jong-un confonde la realtà con i film: «Ama Rambo, James Bond e gli horror di venerdì 13. Ma crede siano veri». Venerato come se fosse un dio da un popolo ridotto alla fame, domani è il suo compleanno. Che sia nato nel 1982 o nel 1983 è tema di dibattito, come molti dettagli biografici. È quasi certo che fosse lui il ragazzo impacciato con le ragazze, che prendeva brutti voti, ma giocava molto a basket nelle scuole private svizzere nei dintorni di Berna dal 1991 al 2000, sotto falso nome. «Fuma sigarette Yves Saint Laurent, si scola bottiglie di Johnny Walker e ama guidare Mercedes-Benz 600», ha detto Kenji Fujimoto, cuoco di famiglia. Dall’insediamento nel 2012, su sette potenti anziani che ressero la bara del padre, cinque sono già stati rottamati alla coreana: licenziati, pensionati, rimossi o giustiziati. La fine più drammatica è quella dell’ex ministro della Difesa, Hyon Yong-chol, che s’è addormentato durante una riunione. È stato giustiziato, a quanto pare, con 24 mitragliatori da contraerea calibro 50. Celebre anche la purga dello zio Jang Sung-taek, strappato dalla sedia in diretta tv e giustiziato per «aver applaudito senza entusiasmo» (Pizzati, Sta)
Colonia Tre arresti, di giovani a quanto pare nordafricani, per le aggressioni sessuali di Capodanno a Colonia (vedi Fior da fiore di ieri). La sindaco socialdemocratico di Colonia Henriette Reker intanto è isolata, sotto tiro di tutti — media, rivali politici. Gaffe incredibile: ha consigliato alle donne di «mantenersi a distanza di più d’un braccio da stranieri». Quasi come dire che le donne disinvolte hanno colpa se vengono aggredite. «A Colonia la polizia ha lavorato male, troppo pochi arresti rispetto alle cento denunce, gli agenti non dovrebbero lavorare così», accusa il ministro dell’Interno, Thomas de Maizière, democristiano, vicinissimo ad Angela Merkel. E ha aggiunto: «I colpevoli vanno catturati ed espulsi per direttissima». Arresti, perquisizioni, promessa di mano dura e tolleranza zero non bastano a placare l’ira dei cittadini. Soprattutto delle donne, che martedì notte in trecento hanno sfilato in piazza contro le violenze di San Silvestro. Gridavano slogan anche contro la Cancelliera: «Merkel, dove sei?». Le indagini sono in corso a ritmo serrato, Berlino ha fretta di restituire ai cittadini il senso di sicurezza. Agenti e magistrati indagano sui possibili legami con una gang criminale nordafricana, nota da oltre un anno e mezzo. Tre arresti sono pochi, a fronte dell’entità delle violenze: almeno due stupri denunciati dalle vittime, salite oltre a cento a Colonia, poi presentate ad Amburgo (ben 57 donne aggredite), a Düsseldorf e a Stoccarda con undici aggressioni (Tarquini, Rep).
Paura Secondo un’indagine del Censis, nelle settimane successive alle stragi del 13 novembre a Parigi otto milioni di italiani (il 65,4%) ha modificato le abitudini per timore di attacchi terroristici. Più nel dettaglio, il 73% evita di fare viaggi all’estero, in particolare in Paesi a rischio attentati. Più di tutti rinunciano i giovani tra i 18 e i 34 anni (il 77%). Il 53% evita luoghi simbolo, potenziali bersagli di attentati, come monumenti, stazioni ferroviarie e piazze. Il 52,7% si tiene alla larga da cinema, teatri, musei, concerti. Il 27,5% non prende più la metropolitana, il treno o l’aereo. Il 18% evita addirittura di uscire la sera (Polchi, Rep).
Pampanini È morta ieri a 90 anni Silvana Pampanini, prima vera diva del nostro dopoguerra. Nata a Roma il 25 settembre 1925, figlia di un tipografo e nipote della celebre cantante lirica Rosetta Pampanini, mentre frequenta le magistrali studia canto e pianoforte al conservatorio di Santa Cecilia ma sin da ragazza sogna il cinema. L’occasione le si propone nel 1946, quando la maestra di canto manda a sua insaputa una foto della Pampanini al rinato concorso di Miss Italia, a Stresa. La giuria sceglie Rossana Martini, ma il pubblico è tutto per la Pampanini. I primi film che interpreta non sono certo dei capolavori, ma sanno mettere in evidenza la sua bellezza aggressiva e sensuale. Con La tratta delle bianche di Comencini e poi Processo alla città di Zampa e La presidentessa di Germi (tutti del 1952), anche il cinema d’autore si accorge di lei. Poi il cinema italiano sembra dimenticarsi di lei. Sono molti a sostenere che a far terra bruciata intorno alla Pampanini sia stato il produttore Moris Ergas, imbufalito per non essere riuscito a convincere l’attrice a sposarlo dopo tre anni di assiduo corteggiamento (dal 1953 al 1956), ma soprattutto dopo che non era riuscito a farsi restituire, nemmeno portandola in tribunale, i 31 milioni di doni (soprattutto gioielli e pellicce) che le aveva offerto (Mereghetti, Cds).
Delitto Maikol Giuseppe Russo, 27 anni. Napoletano, ragazzo per bene, vendeva calzini per strada e non aveva niente a che fare con le bande criminali di Forcella, il suo quartiere. La sera di Capodanno era davanti al bar del fratello quando da alcune moto cominciarono a sparargli addosso (morto rima di arrivare in ospedale). L’ipotesi è che sia stato ucciso per uno scambio di persona: assomigliava moltissimo al camorrista Luigi Di Rupo, 24 anni, che mercoledì 5 gennaio, a Melito, paese alle porte della città attaccato al quartiere Secondigliano, cercò invano di sfuggire ai killer rifugiandosi in un bar. Sera di giovedì 31 dicembre in una strada di Forcella, centro storico di Napoli.
(a cura di Roberta Mercuri)