la Repubblica, 7 gennaio 2016
La camorra vota anche M5S. Così Quarto potrebbe diventare il primo Comune grillino sciolto per infiltrazione della criminalità organizzata
«Quando segnalai che a Ostia i clan inneggiavano al M5S, Di Maio disse che mi dovevano ricoverare. Lo disse da Quarto, dove la camorra vota M5S». Mezzogiorno è passato da poco quando i grillini scoprono che il Pd, per bocca del suo presidente nazionale Matteo Orfini, ha riempito la loro calza di una abbondante dose di carbone.
Un tweet avvelenato quello di Orfini, che parte dalle intercettazioni da cui emerge che un clan locale aveva dato ordine di votare per un esponente Cinque Stelle che effettivamente risultò poi il più votato in lista, Giovanni De Robbio, ora indagato. La puntura di spillo di Orfini si trasforma però ben presto in valanga, con il Pd tutto impegnato a mettere in fuorigioco i seguaci di Grillo. E ad avviare un attacco che potrebbe vedere Quarto, popoloso Comune a Nord di Napoli, diventare il primo Comune grillino sciolto per infiltrazione della criminalità organizzata.
Intervengono Deborah Serracchiani, vicesegretario, e Ettore Rosato, capogruppo alla Camera. Entrambi chiedono a Luigi Di Maio e Roberto Fico, i principali vertici campani del Movimento, di chiarire. La Serracchiani perché i due «hanno fatto campagna elettorale a Quarto, dando lezioni di onestà». Rosato perché «i fatti sono inquietanti». Anche la vicepresidente Sandra Zampa definisce «grave il silenzio dei vertici del Movimento che proprio in quel territorio vanta la presenza e l’attività di due suoi esponenti di primissimo piano, Di Maio e Fico». Ernesto Carbone, segretario della commissione antimafia, annuncia che chiederà l’audizione in commissione del sindaco Rosa Capuozzo.
Scatenati anche altri partiti. Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra italiana, chiede la commissione d’accesso al Comune. Si associano i verdi. L’Ncd Luigi Barone chiede le dimissioni del sindaco. Simone Baldelli, vice capogruppo di Forza Italia, ironizza: «E poi i vertici M5S vanno in tv a difendere le preferenze...».
Per buona parte della giornata l’unica voce grillina resta quella di Carlo Sibilia, uno dei cinque membri del direttorio, che twitta direttamente con Orfini: «L’unico errore di questa storia è che effetti-vamente non ti hanno ricoverato». Non esattamente un viatico al fair-play. E la nota emessa poi in serata non porge l’altra guancia: «Fa ridere che sia il Pd a ergersi a cattedra morale della politica, un partito che con la mafia ci è andato a braccetto finora». E ancora: «Sono decenni che la mafia prova a infiltrarsi nella politica e quando ha incontrato Forza Italia e il Pd ci ha fatto affari, piazzando anche i suoi uomini in Parlamento. Quando ha provato ad avvicinarsi al M5S è stata messa alla porta. Questo è accaduto a Quarto, dove il M5S ha espulso De Robbio (il candidato sospettato dei contatti, ndr) prima ancora che fosse indagato, ed oggi è parte lesa».
Concetti ribaditi da Roberto Fico: «Hanno aspettato il 6 gennaio per far ripartire il circo mediatico. Nessuno è immune da rischi, ma la differenza è che noi uno come De Robbio, il più votato, l’abbiamo espulso, cosa che altri partiti non farebbero mai. E alla minima infrazione espelliamo, il Pd mai».