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 2016  gennaio 06 Mercoledì calendario

La mania delle giornate speciali, che dovrebbero ricordare qualcosa e di cui nessuno si ricorda

La prima fu istituita nel 1996: giornata nazionale della Bandiera, che si celebrerà domani, come ogni anno. L’ultima nel 2015: giornata del dono. In vent’anni sono diventate 39 le «giornate speciali» istituite per legge, che insieme alle 124 stabilite dall’Onu compongono un calendario di celebrazioni ricco come l’agenda di un supermanager. Anche senza conteggiare le ricorrenze promosse solo da associazioni (dalla giornata del sonno a quella delle torte), la media è di tre eventi a settimana, con alcune sovrapposizioni: la mattina del 27 gennaio si pensa allo sterminio degli ebrei, il pomeriggio ai malati di lebbra. Il 4 ottobre ci si divide tra il dono e il dialogo interreligioso.
Intendiamoci, ogni tema ha dignità e ogni iniziativa può essere spinta da sincera convinzione. Ma erano proprio necessarie le 134 proposte di legge depositate solo dal 2008 per altrettante nuove ricorrenze? Dalla Giornata nazionale della manutenzione a quella per commemorare la battaglia di Lepanto; dalla celebrazione delle vittime della repressione delle proteste per il trasferimento della capitale da Torino a Firenze a quella del calendario di Aloysius Lilius da Cirò, medico e astronomo vissuto nel 1500 per il quale la Calabria, non accontentandosi di una giornata a livello regionale con 10 mila euro di dotazione, chiede al Parlamento una promozione nazionale.
«È una moda parlamentare nata come reazione alla riduzione degli enti pubblici e ai tagli finanziari», spiega Alfonso Celotto, costituzionalista ed ex capo dell’ufficio legislativo del ministero per la semplificazione. «Fino agli Anni 80, per “celebrare” un interesse di gruppo si istituiva un organismo specifico (mi viene in mente quello per la salvaguardia della gondola). Ora ci si accontenta di giornate speciali: garantiscono alta visibilità a chi le propone, ma a costi ridotti».
Fantasia sconfinata
Per fortuna non tutte le proposte vengono approvate. Delle 134 iniziative parlamentari spuntate nelle ultime due legislature solo 7 sono diventate legge: oltre al dono, si celebrano la memoria dei marinai scomparsi in mare, le vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo, i caduti militari e civili nelle missioni internazionali di pace, l’unità nazionale la Costituzione e la bandiera (cosa diversa dalla giornata esclusivamente dedicata alla bandiera), le vittime di pedofilia e pedopornografia, le vittime dell’immigrazione. E così le giornate speciali sono diventate 39. Il catalogo comprende la celebrazione dei nonni e di Cristoforo Colombo, gli alberi e la prevenzione dell’incontinenza. La prossima ad arrivare al traguardo, forse entro gennaio, sarà la giornata per la promozione della lettura.
Negli anni, alle cause più nobili (culturali o sociali) si sono agganciati temi particolaristici, interessi di gruppo e istanze bizzarre, per le quali la fantasia dei parlamentari sembra non conoscere confini.
La moda ha contagiato sinistra e destra, decani e novizi. Dal 2008 il Pd ha presentato 50 proposte, Forza Italia 44. Non manca nessuno. Pino Pisicchio, deputato dal 1987, vorrebbe istituire la giornata del rifiuto della povertà. Vilma Maronese e Andrea Cecconi, del Movimento 5 Stelle, propongono di istituire la giornata della legalità e quella sulla consapevolezza della morte perinatale, ovvero la perdita di un figlio tra la ventisettesima settimana di gravidanza e i sette giorni dopo il parto.
«Una follia» dice subito Flavia Piccoli Nardelli, che in quanto presidente della commissione cultura ha il compito di valutarle. «Alcune proposte non hanno le caratteristiche per diventare giornate nazionali, sebbene mostrino una certa sensibilità da parte dei parlamentari. Nella maggioranza dei casi basterebbe limitarsi a proporre un ordine del giorno di sensibilizzazione. Il rischio altrimenti è di indebolire tutte le altre».
Soldi e visibilità
Ma perché un parlamentare propone una giornata nazionale? In alcuni casi l’istituzione di queste giornate comporta la nomina di commissioni o l’erogazione di fondi pubblici. Nel 1996 per la Giornata dedicata alla Bandiera erano stati stanziati oltre 3,5 miliardi di lire. Per il Giorno del Ricordo, dedicato alle vittime delle foibe e all’esodo di istriani, fiumani e dalmati, dal 2004 vengono stanziati 200.000 euro l’anno. Per la Giornata della Scuola sono a disposizione 800.000 euro. Ma il Miur è appena stato costretto a prorogare il bando di gara visto che i progetti delle scuole non riuscivano a coprire lo stanziamento.
Ma le giornate finanziate dallo Stato sono la minoranza. «Quando si propone uno stanziamento, il parlamentare deve indicare la copertura» fa sapere il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia. Il che, in tempi di magra, diventa un ostacolo proibitivo.
Anche senza quattrini pubblici, i parlamentari si accontentano: una giornata nazionale aiuta a costruire consenso sul territorio grazie a incontri, convegni, dibattiti, rapporti con associazioni ed enti locali. Per la giornata della manutenzione e degli impianti era stato pensato anche un concorso-premio.
Battaglie ideologiche
In mancanza di soldi, le giornate sono diventate campo di scontro ideologico. Se il 20 febbraio 2012 l’onorevole Maria Antonietta Farina Coscioni (radicale) presentava una proposta per la giornata della libertà nella ricerca scientifica, il giorno dopo l’onorevole Esteban Juan Caselli (Pdl) rispondeva con la giornata del nascituro. Si trovano proposte per la giornata delle vittime del comunismo (Giuseppe Marinello, Pdl), in onore della Democrazia cristiana (Fabio Gargagnani, Pdl) o per le vittime italiane di reati di pedofilia, ma solo se commessi da religiosi (Maurizio Turco, radicale).
«Spesso sono richieste strumentali» dice ancora Boccia, che però non ha competenze nel merito ma solo sulla copertura finanziaria. Dello stesso avviso due parlamentari su fronti opposti: Sandra Zampa (Pd) ed Elena Centemero (Forza Italia).
«A volte i colleghi presentano queste proposte senza un vero studio – dice la Zampa -. Sanno che non passeranno mai, ma fanno punteggio nelle classifiche della produttività dei parlamentari». L’onorevole Zampa ha presentato tre proposte: una giornata in ricordo del genocidio del popolo armeno, una per l’Europa nelle scuole e l’ultima per la promozione della lettura nell’infanzia (poi confluita nella proposta del collega Giancarlo Giordano di Sel, anche per sfruttare la corsia preferenziale garantita alla minoranza). «Queste giornate hanno una loro funzione – conclude – ma il numero eccessivo ne vanifica l’efficacia».
L’onorevole Centemero invoca un’attenuante: «Siamo costretti a presentare queste proposte per la sordità dei capi di gabinetto ministeriali, indifferenti ai temi che ci stanno a cuore». E così chiede l’istituzione di una giornata dedicata alla scrittrice Grazia Deledda («Unica italiana ad aver vinto il Nobel per un romanzo») e di un’altra per la partecipazione delle famiglie nella scuola (di cui è dirigente).