Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 06 Mercoledì calendario

Il punto di vista di Elizabeth Finch, la signora con la pistola in tasca

Washington. «Questa stretta sulle armi non ha senso. Stanno cercando di limitare la libertà personale di noi cittadini; andiamo verso uno stato totalitario, dimentichiamo la nostra storia. Questa non è più America». Il piano per l’estensione dei controlli, il background check, presentato ieri dal presidente Obama indigna Elizabeth Finch, 40 anni, la battagliera direttrice dell’associazione femminile Armed Lady. La sua organizzazione addestra le donne alla difesa personale armata ed è una delle più influenti a livello nazionale. Vive in Georgia, profondo Sud, dove si concentrano i più strenui sostenitori della libertà assoluta in fatto di armi. Ed è qui che ieri una bambina di due anni è stata ferita gravemente da un’altra bimba che aveva trovato in casa una pistola.
Questi incidenti domestici sono purtroppo frequenti. Come è possibile giustificare la posizione di chi non vuole una maggiore regolamentazione? «La soluzione non viene dalle leggi, riguarda la responsabilità personale di ognuno di noi. Non possiamo delegare il governo». Congresso e repubblicani hanno criticato il piano del presidente. Perché tanto accanimento contro una proposta limitata?
«Il piano di Obama potrebbe sembrare ragionevole, ma per funzionare avrebbe bisogno di un registro dei possessori di pistole. E questo è contrario ai valori su cui è fondato il nostro Paese».
Lei quindi è contraria ad ogni tipo di limitazione in materia di armi?
«Io sono una sostenitrice della Costituzione e del Secondo Emendamento. Ovviamente mi rendo conto che i temi sono cambiati, quindi accetto alcune delle leggi attuali ma non serve crearne altre».
Gli Stati Uniti detengono il primato mondiale per possesso di armi pro-capite, circa una per abitante. Ed è anche il Paese a più alta concentrazione di sparatorie di massa. Trova che ci sia una connessione?
«Non trovo nessun nesso».
Concorderà però che la frequenza dei massacri è un problema reale.
«Sì, ma le cause sono altrove. Si dovrebbe riflettere sul fatto che gli americani si stanno allontanando dai valori della famiglia. Forse non è un caso che l’aumento delle sparatorie sia coinciso con l’arrivo di Obama alla Casa Bianca».
Sta dicendo che la colpa è del presidente?
«Le responsabilità non sono di una sola persona, ma le sue politiche stanno distruggendo la nostra società».
I numeri dicono che gli Stati con leggi più restrittive registrano meno morti violente per arma da fuoco.
«Le statistiche vengono usate a seconda degli interessi personali dei politici. Le armi sono fondamentali per la protezione personale di ognuno di noi. Gli americani sanno che non possono aspettare gli 11 minuti medi per l’arrivo della polizia se la loro vita è in pericolo».
I numeri le danno ragione. Il 2015 ha registrato un record nella vendita delle armi negli Stati Uniti.
«Queste sparatorie dicono alla gente che il governo non può proteggerli. Devono farlo da soli».
La maggioranza delle armi usate nelle ultime 15 stragi americane era stata legalmente acquistata. Non pensa che si possano comprare armi con troppa facilità?
«No. Se una persona che compra un’arma non ha precedenti gravi, nessuno può impedirle di avere un’arma. Non potremo mai sapere cosa ognuno di noi ha in testa. Nessuno potrà mai fermare il Male».