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 2016  gennaio 06 Mercoledì calendario

Tory Burch e Pierre-Yves Roussel,da concorrenti nella moda, a sposi belli, ricchi e potenti

Lei è un’americana bionda e minuta, molto bon ton, di ottima famiglia, che con un’abile miscela di grinta e discrezione ha creato un’azienda da 750 milioni di fatturato, e che porta con lodevole leggerezza e educazione il titolo di «73esima donna più potente del mondo» (Forbes). Lui è un uomo alto, sempre in abito scuro su misura e scarpe fatte a mano, francese cosmopolita (pur laureato alla prestigiosa Wharton in Pennsylvania conserva astutamente, quando parla inglese, un accento francese di quelli che piacciono molto agli americani), e in dieci anni ha contribuito a cambiare il volto dei marchi di moda di uno dei più grandi gruppi mondiali.
Lei e lui sono, sulla carta, concorrenti in un mercato globale che diventa sempre più complicato da gestire, quello del lusso. Da qualche giorno, sono anche ufficialmente fidanzati (l’ha annunciato lei via Instagram a Capodanno: ha un milione di follower).
L’imminente matrimonio di Tory Burch, 49 anni, e Pierre-Yves Roussel, 50, presidente di LVMH Fashion Group (sotto la sua supervisione marchi come Marc Jacobs, Givenchy, Céline, Pucci, Kenzo, Loewe) sembra già pronto per diventare la sceneggiatura di una commedia romantica hollywoodiana – magari con Michelle Williams nei panni di lei, Jean Dujardin in quelli di lui? – perché unisce alla love story molti elementi conflittuali. Basti pensare che quando lui apparve in prima fila alla sfilata di lei, tre anni fa, i giornalisti finanziari pensarono a un’imminente acquisizione della casa di moda di lei da parte di LVMH (77mila dipendenti, fatturato 30,6 miliardi di euro nel 2014).
Tory ha alle spalle due matrimoni falliti (Burch è il cognome del secondo marito, che lei ha conservato: il divorzio non è stato indolore) e una breve relazione con il ciclista Lance Armstrong (molto prima che si scoprisse il suo uso di sostanze dopanti). È madre di tre figli. Divorziato anche Roussel, anche lui tre figli.
L’unione Burch-Roussel (lui è noto tra i collaboratori e gli addetti ai lavori con l’acronimo «PYR») oltre a essere materiale per Hollywood e la stampa finanziaria è però anche un notevole esperimento: ovviamente ci sono potenziali elementi di conflitto d’interesse nelle più banali discussioni di una coppia con simili responsabilità: l’ultima volta che un grande manager della moda e una stilista erano diventati coppia – Frida Giannini e Patrizio di Marco, ex direttore creativo ed ex amministratore delegato di Gucci – l’avevano fatto all’interno della stessa azienda. Senza bisogno quindi che l’altro dovesse andare in un’altra stanza durante una telefonata di lavoro del (o della) partner. Roussel vedrà in anticipo le collezioni di un’azienda concorrente? Burch saprà in anticipo di un cambio di direzione creativa in un grande marchio di LVMH?
Tutte domande sensate, che rendono complicata – ma ancora più interessante – questa storia d’amore internazionale. Lui lavora a Parigi, lei a New York: è prevedibile un incremento del traffico aereo JFK-Charles de Gaulle, conversazioni via Skype, weekend fugaci tra una sfilata e l’altra. Per rendere ancora più interessanti le scene – la sceneggiatura – di questo matrimonio.