Corriere della Sera, 5 gennaio 2016
Contro i petulanti dei talk show
Propositi per il nuovo anno. Non seguire più i talk show politici che si reggono sulla figura del petulante. Non che prima non ci fosse (la sua presenza, ahimè, fa ascolto), ma adesso si è istituzionalizzata. Chi è il petulante? Il catalogo è vasto, ma avete presente i vari Matteo Salvini, Renato Brunetta, Massimiliano Fedriga, Maurizio Gasparri?
Ebbene, la definizione della Treccani è perfetta, cucita su misura: «Persona che interviene continuamente con domande, richieste, critiche impertinenti, importunando il prossimo con insistenza eccessiva, talvolta anche con modi presuntuosi e arroganti, e con scarso senso dell’opportunità». Il petulante è molesto e insistente, è insolente e saccente. Di natura, immagino: una natura però «magnificata» dalla luce dei riflettori. Il petulante interviene sempre, spesso a sproposito, interrompe ogni ragionamento, fa perdere un sacco di tempo.
L’occasione fa il petulante. Nella «burletta per musica in un atto» di Luigi Prividali, musicata da Gioachino Rossini, Beatrice si sfoga contro il petulante: «Ah uomo petulante, incomodo, arrogante! Cessate di mentire, scoperto è il vostro ardire; voi siete un impostore, un vile avventuriere, e queste le maniere non sono di trattar. Per forza o per amore, da qui dovrete andar». Purtroppo non ci sarà mai un conduttore di talk che si comporti come Beatrice e inviti il petulante a lasciare il salotto. Anche se il petulante vive di luoghi comuni, di ripetizioni, di scontatezze.
È incapace di regalare emozioni, spiegazioni: la sua sola arma è l’interruzione, usata come un disco rotto. In Mastro Don Gesualdo di Giovanni Verga entra in scena uno strano petulante: «Entrava in quel punto il notaro Neri, piccolo, calvo, rotondo, una vera trottola, col ventre petulante, la risata chiassosa, la parlantina che scappava stridendo a guisa di una carrucola». Ecco, il ventre petulante. Gridare con la pancia alla pancia del Paese.