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 2016  gennaio 05 Martedì calendario

E l’Italia vuole ripristinare i controlli alla frontiera con la Slovenia

L’Italia è pronta a ripristinare i controlli alla frontiera con la Slovenia. Di fronte a un aumento dei flussi causato dalla chiusura delle proprie «porte» già comunicata da numerosi governi, saranno schierate le pattuglie di polizia e verificata la regolarità dei documenti di tutti coloro che attraversano i valichi terrestri e ferroviari. L’ultimo passo per la certificazione del fallimento definitivo del trattato di Schengen. In realtà l’accordo tra gli Stati dell’Unione Europea è già saltato da tempo. E non è l’unico. Anche il patto per la «relocation» dei migranti siglato a fine settembre sembra definitivamente archiviato: prevedeva che lasciassero il nostro Paese 80 stranieri al giorno, in tre mesi ne sono partiti appena 190, altri 50 andranno via entro il 15 gennaio. Nulla, in confronto a ciò che era stato promesso. E tanto basta per comprendere che non c’è alcuna politica comune di accoglienza.
Il flusso continuo
dalla frontiera
Nell’ultimo periodo è stato registrato un aumento degli arrivi in Italia dalla Slovenia. Stranieri che, secondo il Viminale, non vengono registrati dalla polizia locale e decidono di entrare nel nostro Paese per trovare accoglienza. I dati parlano di un numero che oscilla tra i 300 e i 400 a settimana e tanto basta per destare allarme. Il timore è che la decisione presa dai Paesi del nord Europa – in particolare Svezia e Danimarca – possa far aumentare la «pressione» in Italia. Anche tenendo conto della scelta della Francia di dichiarare lo «stato di emergenza» per tre mesi dopo gli attentati di Parigi e chiudere i confini. Di fronte a una ulteriore impennata degli ingressi l’Italia sarebbe costretta ad adeguarsi perché, viene sottolineato al ministero dell’Interno «alla fine rischiamo di dover pagare le conseguenze più gravi. Molti altri Stati non registrano tutti gli stranieri che arrivano, ma noi siamo gli unici ad essere stati sottoposti a procedura di infrazione». Riferimento esplicito alla comunicazione giunta da Bruxelles poco prima della pausa natalizia per contestare a Roma la mancata «registrazione» dei migranti attraverso il fotosegnalamento.
Il piano
della polizia
Sono numerosi i fronti aperti e proprio nel tentativo di regolare i flussi, con la consapevolezza che la crisi mediorientale rischia di far affluire in Europa un numero sempre più numeroso di persone, la direzione Immigrazione della polizia ha predisposto un piano di intervento già consegnato al ministro Angelino Alfano. Prevede il ripristino dei controlli ai valichi terrestri e ferroviari con la Slovenia, lasciando invece libera la circolazione per quanto riguarda il traffico aereo. «Una misura straordinaria – chiariscono al Viminale – ma che diventerà operativa qualora dovessero aumentare gli ingressi e soprattutto continuare a mancare quel clima di collaborazione che era stato invece promesso nel corso dell’estate». Secondo le cifre aggiornate al 31 dicembre, nel 2015 sono giunte in Italia 153.842 persone, il 9% in meno del 2014 quando gli arrivi furono 170.100. Attualmente il dipartimento Immigrazione guidato dal prefetto Mario Morcone si occupa di assistere 103.792 persone. Ma rimane l’incognita per i prossimi mesi con la consapevolezza che la politica comune è rimasta sulla carta.
I numeri bassi
della «redistribuzione»
S econdo l’accordo siglato a fine settembre, Italia e Grecia avrebbero avuto la possibilità di far andare via 40 mila migranti – siriani ed eritrei – nei prossimi due anni. Il patto prevedeva l’assenso degli altri Stati «su base volontaria», ma la maggior parte si era impegnata a rispettarlo. In realtà sin da subito era apparso chiaro che non sarebbe stato semplice disporre le partenze, ma certo nessuno poteva prevedere che il flop sarebbe stato tanto clamoroso. A fronte di un progetto per il trasferimento di 80 stranieri al giorno, in più di tre mesi ne sono stati sistemati 190 oltre a 50 entro il 15 gennaio 2016. A meno di nuovi rinvii dell’ultima ora.