La Stampa, 5 gennaio 2016
Marion Cotillard si è spaventata nell’interpretare Lady Macbeth
«Ho conosciuto Shakespeare leggendo Romeo e Giulietta, ma non mai interpretato un suo testo. Mi sono sempre immaginata però che un giorno sarei stata Lady Macbeth, anche se non so perché». Come nella tragedia di Shakespeare, in cui tre Streghe profetizzano a Macbeth che diventerà sovrano di Scozia, la fantasia di Marion Cotillard, si è finalmente avverata: da oggi sarà possibile ammirarla al cinema nell’adattamento cinematografico, molto fedele al testo, di Macbeth, dove il protagonista maschile è interpretato da Michael Fassbender. «Nella mia visione però – racconta l’attrice – tutto accadeva in teatro e in francese, ma sono contenta lo stesso, adoro Shakespeare».
Lei è parigina: è stato difficile lavorare su un linguaggio e un accento così complessi?
«Per fortuna quando ho girato Nemico pubblico, Michael Mann ha preteso che cancellassi totalmente il mio accento francese e ho lavorato per sei mesi ogni giorno con un insegnante per imparare la pronuncia inglese. Il lavoro è stato intenso: abbiamo provato il testo per un mese e mezzo prima di girare».
Lady Macbeth è un personaggio tragico. Come l’ha avvicinato?
«Spesso quando preparo un ruolo mi ispiro a tratti del carattere di persone che conosco, ma stavolta non era possibile, perché Lady Macbeth è un personaggio cupissimo, senza un barlume di speranza. All’inizio ero riluttante a fare entrare i suoi pensieri nella mia testa, ho sentito che lei era lì, ma ero spaventata nel dividere parte della mia vita con una persona totalmente folle. Non avevo mai provato un timore così forte, però mi sono fatta coraggio pensando che interpretarlo era un’occasione unica».
Cosa rappresenta per lei Lady Macbeth?
«Come Macbeth, cui consiglia di non fermarsi di fronte a niente per diventare re, credo Lady Macbeth rappresenti una persona che cerca di sfuggire alla propria condizione, perché desidera più di ciò che ha. Questa tragedia è una parabola sull’ambizione umana, perché quando hai bisogno di così tanto per sfuggire ai tuoi demoni il prezzo da pagare è la follia».
Lei come fa i conti con la propria ambizione di attrice?
«All’inizio la vivevo male, poi ho capito che se la proietti solo dentro di te, senza fare male agli altri, diventa un’energia positiva, che porta a traguardi straordinari. È questo che mi ha spinto a diventare un’attrice migliore, a lavorare per grandi registi».
E come gestisce la fama?
«Fa parte del mio lavoro. Le persone che mi avvicinano per strada sono sempre gentili, ma io lavoro molto fuori dalla Francia, dove pochi mi riconoscono».
Celebrità uguale potere?
«Tutti sentiamo il bisogno di essere riconosciuti, che qualcuno ti apprezzi. In questo senso la celebrità è potere, anche se può fare emergere lati oscuri della personalità. Per quanto mi riguarda l’unico potere che ho acquisito e mi interessa è quello di poter scegliere i ruoli che desidero, perché all’inizio avevo paura che non sarebbero mai arrivati».