ItaliaOggi, 5 gennaio 2016
La Merkel regala un sottomarino a Israele
In attesa che la Befana statunitense come avviene dal 1973 confermi il solito regalo annuale di 3 miliardi di dollari in armamenti vari (totale ad oggi: 126 miliardi), il Babbo Natale tedesco porta in dono a Israele un altro sottomarino da 2 miliardi di euro in grado di sparare missili con testate nucleari.
Nome: Rahav, traduzione ebraica di Nettuno, il dio dei mari. Questo Nettuno sommergibile impugna però non il classico tridente, bensì missili Alcm e Popeye Slcm, con raggio d’azione di 1.500 chilometri. Nettuno è il quinto dei sei sommergibili di ultima generazione, classe Dolphin, che la Germania si è impegnata a pagare in buona parte o a regalare a Israele come ulteriore risarcimento per lo sterminio di ebrei compiuto dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. E come altri due di quei sei sottomarini è in grado di lanciare missili armati con ordigni atomici.
Nettuno, il suo predecessore Coccodrillo (Tanin in ebraico) e il sesto sommergibile ancora in costruzione nei cantieri Howaldtswerke-Deutsche Werfte sono estremamente silenziosi, perciò difficilmente rilevabili, e sono stati progettati in modo da poter restare nascosti in immersione fino a 18 giorni filati.
Nel 2012 il settimanale Der Spiegel in una lunga inchiesta dall’inquietante titolo «Operazione Sansone» concluse che grazie alla Germania della Merkel, Israele dispone di «un arsenale nucleare galleggiante», oltre che sommerso. Da notare che Israele pur avendo accumulato un arsenale atomico valutato tra i 100 e i 300 ordigni non è tra i paesi firmatari del Trattato di non proliferazione nucleare e mantiene il silenzio più assoluto sulle sue bombe atomiche, prodotte nel complesso di Dimona, nel deserto del Negev. Nel libro scritto nel 1992 su come Israele si è procurata la capacità di produrre le atomiche, il giornalista Seymour Hersh, che ha lavorato anche per il New York Times, afferma che a quell’epoca ne possedeva già molte di più di 300: e dal 1992 sono passati 23 anni.
Se lo Spiegel parla di «Operazione Sansone», Hersh parla di «Opzione Sansone», secondo la quale Israele se si vedesse perduta in una eventuale guerra lancerebbe verso i paesi nemici le sue centinaia di bombe atomiche al grido di «Muoia Sansone con tutti i filistei!». L’analista militare Ronen Bergman sul quotidiano di Tel Aviv Yedioth Ahronot sostiene invece che i sommergibili servono «solo» per permettere a Israele una risposta devastante anche nel caso venisse colpita per prima da un attacco atomico.
Intanto però Nettuno e Coccodrillo, affiancati un domani dal terzo Dolphin, esercitano una discreta pressione «politica» tenendo sotto tiro soprattutto la Siria dal Mediterraneo e l’Iran avvalendosi dell’appoggio della base navale concessa dall’Eritrea a Israele nell’arcipelago di Dahlak. Ma navigando nel Golfo Persico e nell’oceano Indiano tengono sotto tiro anche altri paesi arabi e musulmani fino all’Asia centrale.