Il Sole 24 Ore, 5 gennaio 2016
Senza più il paracadute della Fed
I mercati, dopo il rialzo dei tassi da parte della Fed, sanno di non avere più le spalle completamente coperte. Intuiscono che l’efficacia della liquidità senza limiti va diminuendo. Così, di fronte ai nuovi timori sulla Cina, reagiscono subito. Danno il via alle vendite e buttano giù anche i listini d’Occidente. Certo, i mercati sono volatili. Dopo il tonfo di ieri potrà anche esserci un rimbalzo. Inoltre, le prime sedute dell’anno spesso sono poco significative (a causa della ridefinizione dei pesi nei portafogli dei fondi). Ciò detto, però, la reazione di ieri di fronte agli eventi di Pechino (Pmi manifatturiero in calo e crollo dei listini del Dragone) è stata molto marcata.
A ben vedere già la scorsa estate le Borse avevano vissuto una situazione simile. Wall Street e i mercati dell’Europa erano «incappati» in giornate negative. E, tuttavia, i listini occidentali avevano evitato il contagio. Il fenomeno, più o meno, era rimasto all’interno dei confini del Paese del Dragone. Oggi, al contrario, il timore è di assistere ad un’altra storia borsistica. Il motivo? Per l’appunto il cambiamento sul fronte della politica monetaria. Il quale, al di là dei tradizionali effetti legati al rialzo della Fed (ad esempio, più alti interessi da pagare da parte dei Paesi emergenti indebitati in dollari), induce maggiore incertezza sugli investitori. Questi, anche grazie al «monetadone» profuso a piene mani, negli anni scorsi spesso si sono dimenticati di molte variabili. Sia geopolitiche che macroeconomiche. «Tanto -recitava il loro credo -ci sarà sempre una Fed, o una Bce, a toglierci le castagne dal fuoco». Il vento, in questo avvio del 2016, è però cambiato. La consapevolezza che le manovre ultraespansive (adesso limitate negli Usa) fanno fatica (senza il sostegno delle politiche fiscali degli Stati) a centrare gli obiettivi induce cautela e nervosismo. Così, le tensioni geopolitiche in Medio Oriente assumono maggiore importanza. Analogamente alle difficoltà nel creare un Governo in Spagna. Oppure, al prezzo del petrolio troppo basso che rischia di fare «saltare» le economie di Paesi come la Russia. O, ancora, al rallentamento della Cina. La marea, insomma, si ritrae, facendo ri-affiorare gli scogli. E la navigazione diventa più difficile.