5 gennaio 2016
La Cina affonda le Borse mondiali • Svezia e Danimarca, per ridurre l’afflusso di migranti, sospendono Schengen • Si allarga la crisi fra Arabia e Iran • Il bimbo che compare nell’ultimo video dell’Isis è il nipotino di un tassista londinese • Le donne percepiscono pensioni di circa 6 mila euro inferiori a quelli degli uomini • Quei vincitori della Lotteria che dimenticano di ritirare i soldi
Borsa Contagiate dal crollo di Shanghai, che ieri ha perso il 7 per cento per i timori sull’economia cinese, le borse di tutto il mondo hanno inaugurato il 2016 nel peggiore dei modi. Ci sono state flessioni profonde e generalizzate degli indici azionari, dal -4,3 per cento di Francoforte al -2,3 di Londra, dal -1,58 del Dow Jones al -3,2 di Piazza Affari (il valore totale dei listini si è ridotto di 264 miliardi). I dati sulla attività manifatturiera in Cina hanno segnato per dicembre la decima flessione consecutiva, a conferma del rallentamento della seconda economia mondiale e degli scarsi risultati della manovra di stimolo del governo di Pechino. Già ad agosto la frenata produttiva, sommandosi ai problemi del settore immobiliare, aveva provocato un tracollo faticosamente recuperato. Ieri però si è ripetuto lo stesso scenario, aggravato dalle tensioni in Medio Oriente tra Iran e Arabia Saudita e dalla prossima scadenza del divieto temporaneo cinese per i detentori di pacchetti azionari del più del 5 per cento di una società di venderli sul mercato. Risultato: prima uno scivolone che ha innescato il blocco di quindici minuti delle contrattazione, poi il crollo e la fine anticipata della seduta previste dalle norme ad hoc introdotte qualche mese fa. Le borse mondiali hanno seguito a ruota (Zampaglione, Rep)
Controlli d’identità Dalla mezzanotte di domenica la Svezia, il «Paese dell’accoglienza», ha reintrodotto i controlli di identità al confine con la Danimarca, nel tentativo di ridurre l’afflusso di migranti, e ha notificato alla Ue la sospensione temporanea – 6 mesi - del trattato di Schengen. Era dagli Anni 50 che non succedeva. Stoccolma respingerà qualsiasi persona che non possa esibire un documento valido ai posti di frontiera. E ieri, poche ore dopo l’inizio dei controlli sul ponte di Öresund, che collega Copenaghen e Malmö e l’Europa continentale alla Scandinavia, anche la Danimarca ha deciso di sospendere temporaneamente la libera circolazione dello spazio Schengen e ha reintrodotto controlli al confine con la Germania fino al prossimo 14 gennaio. La reazione a catena ha coinvolto anche la Norvegia che ha avvertito che da oggi rimanderà indietro i migranti che arriveranno senza visto da qualsiasi Paese dell’area Schengen. La socialdemocratica Svezia, prima in Europa per numero di rifugiati (15% di stranieri su 9 milioni di abitanti), dal 2013 garantisce asilo e residenza a tutti i siriani, offre un lavoro, sussidi e una casa a circa 110 mila profughi all’anno (prevalentemente siriani, somali e iracheni) e nel solo 2015 ha ricevuto 163 mila richieste di asilo. Ma ora ha alzato bandiera bianca. A settembre il premier Löfven, attaccato dalla destra radicale che chiedeva una stretta sulla «mania dell’accoglienza indiscriminata a scapito degli svedesi», aveva ribadito: «La mia Europa accoglie chi fugge dalle guerre, il mio Paese non costruisce muri, apre porte». Ma a novembre, due mesi e ottantamila profughi dopo, l’imperturbabile ex saldatore aveva annunciato tra le lacrime, in un drammatico discorso alla Nazione: «Il Paese non ce la fa più, non abbiamo alternative. Siamo costretti a reintrodurre i controlli alle frontiere».
Arabia-Iran Dopo che l’Arabia Saudita ha rotto le relazioni diplomatiche con l’Iran, ieri si sono esposti altri tre Paesi a guida sunnita. Il Bahrein ha chiuso la sua ambasciata a Teheran. Il Sudan ha espulso l’ambasciatore iraniano e gli Emirati Arabi hanno richiamato «per consultazioni» il loro rappresentante nella capitale iraniana. Ieri il segretario di Stato John Kerry si è attaccato al telefono, cercando di convincere il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javid Zarif, e il pari grado saudita, Abel bin Ahmed al-Jubair a «non cedere a reazioni esagerate». Kerry si è poi dedicato alla cintura dei Paesi del Golfo, sentendo i ministri di Bahrein, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi e Oman. Si muove il segretario dell’Onu Ban Ki-moon: anche lui ha chiamato l’iraniano Zarif e il saudita al-Jubair. Inoltre l’inviato delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, è già da ieri sera a Riad e nelle prossime ore farà tappa a Teheran, per chiedere di «allentare la tensione» (Sarcina, Cds).
Isis 1 Henry Dare, taxista londinese, dice che il bambino in tuta mimetica che compare alla fine del video che lo Stato Islamico ha diffuso due giorni fa per divulgare l’esecuzione di cinque prigionieri, cinque presunte spie britanniche, è il suo nipotino. Si chiama Isa. Grace (Grazia), la mamma, la figlia del taxista, è scappata in Siria nel 2012. Cattolica, figlia di nigeriani cattolici, viveva nel Sud-est londinese. Da adolescente ha cominciato a frequentare un gruppo di giovani del centro islamico di Levisham e si è convertita. Ventenne si è sposata con un coetaneo svedese, di origine turca, pure lui richiamato dalle suggestioni della radicalizzazione islamica e insieme sono partiti per Raqqa. Grace ha modificato il suo nome ed è diventata Kadijah, ha aperto un profilo twitter, poi oscurato ma nel quale ha fatto in tempo a postare messaggi di estrema durezza e foto raccapriccianti. Ha scritto e rilanciato in Rete, un’ora dopo che l’Isis aveva decapitato il giornalista James Foley: «Voglio essere la prima donna a uccidere un terrorista inglese o americano». E sempre su Twitter, nel 2014, ha pubblicato l’immagine del piccolo Isa con in mano il fucile AK47, il Kalashnikov (Cavalera, Cds).
Isis 2 L’ultimo video dell’Isis ha anche sancito l’arrivo di un nuovo tagliagole anglofono che ha preso il posto di quel Jihadi John eliminato nel 2015 da una bomba americana. Si tratta di Siddharta Dhar, 32 anni, di origine indiane, sposato con quattro figli, arrestato nel settembre 2014, e incredibilmente rilasciato su cauzione. La sorella e la madre l’avrebbero riconosciuto dalla voce (ibidem).
Pensioni Dati Istat: in Italia vivono 16,3 milioni di pensionati (134 mila in meno rispetto al 2013), il 52,9% sono donne e percepiscono in media trattamenti di circa 6 mila euro inferiori a quelli degli uomini (Di Frischia, Cds).
Lotteria I dati dei Monopoli raccontano che, dal 2002 a oggi, oltre 23 milioni di euro di montepremi della lotteria di Capodanno non sono mai stati reclamati. Il caso più eccezionale nel 2009: fu dimenticato il biglietto del primo premio da cinque milioni venduto a Roma. Per gli importi non riscossi non è prevista l’estrazione di un secondo biglietto vincente. Il denaro resta nei forzieri dei Monopoli, a disposizione per i futuri concorsi (Castagneri, Cds).
(a cura di Roberta Mercuri)