la Repubblica, 5 gennaio 2016
Sull’alleanza acritica tra Occidente e sauditi
Quando Emma Bonino (una dei pochi italiani che il mondo arabo frequenta e studia da molti anni) afferma che il rapporto dell’Occidente con l’Islam è di «alleanza acritica con le monarchie del Golfo», vengono subito in mente i solidissimi rapporti degli americani e degli inglesi con i sauditi, che nemmeno l’Undici settembre ha incrinato; e il difficile rapporto con l’Iran sciita, per decenni considerato “estremista” e nemico in opposizione ai paesi arabi “moderati” (definizione che suona quasi comica alla luce della torva ortodossia religiosa di quei governi).
Della simpatia strategica tra repubblicani americani e oligarchi sauditi si parlò e si scrisse molto ai tempi delle Due Torri: parecchi degli attentatori erano sauditi, saudita fu Bin Laden, soprattutto saudite le radici del radicalismo sunnita e della sua predicazione, come mai di tutti gli Islam proprio quello più bellicoso ha conservato una sua – come dire – rispettabilità, e buoni rapporti con i governi occidentali? Il petrolio e gli affari chiariscono solo in parte: anche l’Iran è una potenza petrolifera. E dunque? E dunque l’“alleanza acritica” della quale parla Bonino (compresa la recente visita in Arabia di Matteo Renzi) conserva una quota di mistero bastante ad alimentare ogni dietrologia e ogni complottismo. E fino a che qualcosa non arriverà a chiarire questo legame perlomeno opaco, e qualche atto politico non interverrà a modificarlo, diventa lecita ogni supposizione. Il complottismo prospera sulla mancanza di trasparenza.