Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 05 Martedì calendario

Sull’alleanza acritica tra Occidente e sauditi

Quando Emma Bonino (una dei pochi italiani che il mondo arabo frequenta e studia da molti anni) afferma che il rapporto dell’Occidente con l’Islam è di «alleanza acritica con le monarchie del Golfo», vengono subito in mente i solidissimi rapporti degli americani e degli inglesi con i sauditi, che nemmeno l’Undici settembre ha incrinato; e il difficile rapporto con l’Iran sciita, per decenni considerato “estremista” e nemico in opposizione ai paesi arabi “moderati” (definizione che suona quasi comica alla luce della torva ortodossia religiosa di quei governi).
Della simpatia strategica tra repubblicani americani e oligarchi sauditi si parlò e si scrisse molto ai tempi delle Due Torri: parecchi degli attentatori erano sauditi, saudita fu Bin Laden, soprattutto saudite le radici del radicalismo sunnita e della sua predicazione, come mai di tutti gli Islam proprio quello più bellicoso ha conservato una sua – come dire – rispettabilità, e buoni rapporti con i governi occidentali? Il petrolio e gli affari chiariscono solo in parte: anche l’Iran è una potenza petrolifera. E dunque? E dunque l’“alleanza acritica” della quale parla Bonino (compresa la recente visita in Arabia di Matteo Renzi) conserva una quota di mistero bastante ad alimentare ogni dietrologia e ogni complottismo. E fino a che qualcosa non arriverà a chiarire questo legame perlomeno opaco, e qualche atto politico non interverrà a modificarlo, diventa lecita ogni supposizione. Il complottismo prospera sulla mancanza di trasparenza.