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 2016  gennaio 05 Martedì calendario

Tronca vuole privatizzare gli asili nido per risparmiare. Scoppia il putiferio

In Campidoglio è Sos risorse e così tra tagli e cessioni spunta l’ipotesi di affidare i nidi comunali di Roma ai privati. Il piano, che riguarda per ora 17 strutture della capitale, è contenuto nel Documento unico di programmazione 2016-2018 approvato il 24 dicembre scorso dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca. Linee guida, già stilate dall’ex sindaco Marino, che prevedono anche la cessione graduale delle materne allo Stato.A oggi sono 209 gli asili nido gestiti dal Comune, 221 quelli privati e 7 le strutture in concessione. A queste se ne potrebbero aggiungere però molte altre, dai Parioli a Ponte di Nona, dal Prenestino a Colli Portuensi. Il primo obiettivo è risparmiare, confessa il Campidoglio: sono «minori i costi della gestione in concessione rispetto a quella diretta». Ma anche «aumentare i posti disponibili» per i bimbi, «riducendo le liste d’attesa» che in alcuni municipi, ad esempio il centro storico, sono ancora lunghe.Un’idea, ribadisce il Campidoglio, «coerente con il percorso tracciato dalla precedente amministrazione e con il piano di rientro che aveva già prescritto un programma di ristrutturazione della spesa per i nidi di 10 milioni di euro l’anno».Sulla privatizzazione però è bufera. Cgil, Cisl e Uil denunciano «conseguenze disastrose per famiglie e lavoratrici» e una «drammatica crisi occupazionale per le 6.000 educatrici». L’Usb minaccia una «mobilitazione permanente» e Sel che scenderà in piazza del Campidoglio giovedì per un flash mob. Ma la rivolta è bipartisan e se gli ex consiglieri comunali Pd chiedono un confronto col commissario, una pioggia di critiche arriva anche da M5s, Forza Italia, Fdi-An.Intanto il Comune precisa: «Ferma restando la volontà dell’amministrazione straordinaria di garantire i livelli occupazionali e la piena efficacia del servizio, qualsiasi percorso vedrà la necessaria condivisione di decisioni strutturali, che verranno assunte» solo dopo un «confronto con i sindacati e gli attori coinvolti». La scadenza ultima è l’approvazione del bilancio di previsione, tra qualche settimana, quando il piano dovrebbe diventare realtà.