La Stampa, 5 gennaio 2016
Gli Stati Uniti fanno causa alla Volkswagen, che potrebbe essere costretta a versare più di 19 miliardi di dollari
Potrebbe costare sino a 19 miliardi di dollari alla Volkswagen la causa legale avviata dalle autorità degli Stati Uniti in merito allo scandalo delle emissioni truccate. Una cifra da capogiro che rischia di mettere a dura prova i bilanci della casa automobilistica tedesca e il suo posizionamento sul mercato americano.
A poco più di tre mesi dallo scoppio del caso che ha fatto tremare la Germania, giunge quindi l’azione del dipartimento di Giustizia Usa e dell’Environmental Protection Agency (Epa) sulla base delle accuse la casa automobilistica di aver installato dispositivi illegali in quasi 600.000 motori diesel per far sì che le loro emissioni fossero in linea con gli standard americani. Accuse fondate visto che è giunta l’ammissione degli stessi vertici del colosso delle quattro ruote. Un danno di immagine notevole per la società che include marchi come Audi, Porsche e Lamborghini, al quale si sono aggiunte una serie di azioni legali singole o collettive di operatori e clienti che a vario titolo sono stati danneggiati dai falsi compiuti da Volkswagen. Ora tocca alla causa delle autorità Usa. In base al «Clean Air Act», la normativa ambientale americana, a Volkswagen potrebbe essere comminata una sanzione fino a 32.500 dollari per ognuno dei 499.000 veicoli diesel con motore 2 litri sui quali è stato installato il software truccato e fino a 37.000 dollari per gli 85.000 veicoli con motore a tre litri e software illegale. A conti fatti il massimale di costo si aggira sopra i 19 miliardi di dollari. «Siamo pronti a intraprendere tutte le azioni contro Volkswagen per affrontare le violazioni», afferma il dipartimento di Giustizia. Azioni che hanno già provocato un forte ribasso del titolo in Borsa, che ieri ha Francoforte ha perso il 5,50%.
Volkswagen ha ammesso in settembre, pochi giorni dopo lo scoppio del caso, di aver installato dispositivi truccati per i test delle emissioni su undici milioni di auto diesel a livello globale, in uno dei maggiori scandali della storia dell’industria dell’auto.
Una delle figure chiave dello scandalo è Wolfgang Hatz, nominato nel 2007 alla guida dello sviluppo motori e trasmissioni di Volkswagen. Hatz pochi mesi dopo aver preso il comando si era lanciato in una critica serrata delle norme varate in California, dove si era deciso di imporre nuovi limiti alle emissioni dei gas delle auto. «Non sono realistici», disse il manager, tra i primi dipendenti a essere sospesi da Volkswagen dopo lo scandalo.
«L’azione è un passo determinante per tutelare la salute pubblica e far luce sulle responsabilità di Volkswagen», mette in evidenza l’Epa. L’illecito compiuto in Usa «si è tradotto in quasi 600 mila motori diesel che hanno inquinato più del dovuto, a danno della salute e ingannando i consumatori» chiosa il procuratore del distretto Est del Michigan, Barbara McQuade. La casa tedesca assicura la massima collaborazione con le autorità Usa.