La Stampa, 5 gennaio 2016
Tutti i duelli europei che l’Italia dovrà affrontare quest’anno
Matteo Renzi dice che è «sbagliato chiamarli contenziosi». Vero, anche se la realtà è che la Commissione Ue deve garantire il rispetto delle regole che gli stati stessi si sono dati, così può capitare che un contraddittorio finisca per assomigliare proprio a un contenzioso, soprattutto se le questioni sul tavolo sono numerose e complesse. È il caso dell’Italia, che si presenta al 2016 con una mezza dozzina di fascicoli roventi. «Sinora la discrezionalità politica dell’esecutivo è andata a svantaggio nostro e a vantaggio di altri – spiega Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli affari europei -. Chiediamo maggior rispetto, non la sospensione delle regole: vogliamo una Ue diversa che non sia espressione astratta dal contesto politico». Sfida possibile, ma per nulla scontata. Ecco perché.
Bilancio. Bene che il deficit sia sotto il 3% del pil, però l’Italia è in ritardo nella correzione del debito, almeno rispetto agli obiettivi concordati con l’Ue. Renzi promette 16 miliardi di flessibilità e di maggiori spese che non ha ancora in tasca. La metà è sicura. Il resto va negoziato. Con la trattativa per la clausola migranti/sicurezza (0,2 punti di pil) e quella per gli investimenti (0,3) che richiederanno molto lavoro sino ad aprile. L’aria che tira in queste ore è che non le avremo tutte e che si rischia una procedura per debito eccessivo. L’attivismo quasi scettico amareggia Bruxelles. Tuttavia c’è tempo. E il ministro Padoan è uomo che, quassù, raccoglie consensi.
Ilva. La procedura di infrazione per gli «aiuti di stato» è nel giro fra i servizi della Commissione. Vuol dire che, salvo colpi di scena, partirà a breve. Il governo se l’attende e fa sapere che «non è un dramma perché apre una nuova fase di dialogo». Un punto è che Lady Antitrust, Margrethe Vestager, non ha da dire sugli aiuti per il disinquinamento. Ritiene però che «le aziende non vadano tenute in vita a spese del contribuente». Renzi vuol vendere l’Ilva entro giugno. Ne usciamo garantendo la discontinuità fra vecchio e nuovo. O creando un sistema di interventi e prestiti che combini le esigenze europee e quelle dell’acquirente.
Banche. Altro caso intricato per Padoan. I salvataggi degli ultimi giorni, effettuati secondo i consigli di Bruxelles, non dovrebbero generare problemi, salvo errori ed omissioni. In Commissione c’è poi chi pensa che la questione della bad bank in cui far confluire i crediti di incerto o difficile recupero che pesano sul sistema italiano non sia chiusa.
Migranti. Infrazione dolorosa per la presa delle impronte. È stata «alla carriera» più che per l’interpretazione più recente. Roma deve convincere l’Ue a prendersi in carico di chi arriva assicurando tutti che la vigilanza sulle frontiere è salda. Tutti devono fare la propria parte e l’Italia per prima. Ma, stavolta, per ballare bisogna essere in Ventotto.
Russia e gas. Renzi pensa a riprendere a parlare con Mosca e riaprire il senso delle sanzioni post Ucraina. In mezzo, c’è il gasdotto Nord Stream che collega la Russia alla Germania. Bruxelles non ha avuto da ridire mentre ha bocciato il quasi speculare South Stream che doveva rifornire la penisola. È un comportamento squilibrato, ha tuonato il premier, forte di una decina di alleati. Sarà un duello interessante per questo 2016.