La Stampa, 5 gennaio 2016
Problemi di coscienza (artificiale)
Ciascuno ha i buoni propositi di inizio anno che si merita. In cima alla mia lista ho messo quello di diventare adulto prima di ritrovarmi vecchio. Marc Zuckerberg di Facebook, che pur essendo molto più giovane è assai più adulto e pratico di me, intende assumere un maggiordomo artificiale ispirato al Jarvis di Iron Man, che gli obbedisca con fedeltà ma con meno servilismo degli umani che scodinzolano intorno a chiunque rilasci una scia di denaro o di potere. Nei piani di Zuckerberg il robot di famiglia dovrebbe soprattutto vigilare sulle esigenze della sua neonata di nome Max: dirgli se dorme, se piange, se ha fame. Una specie di super Salvavita Beghelli, per ora. Ma poi? Qual è il limite, se ne esiste uno?
Non liquidate la faccenda come uno sfizio da ricchi perché arriverà il momento in cui il maggiordomo artificiale di Zuckerberg busserà, debitamente brevettato, alla vostra porta. Portatovi probabilmente dallo stesso Zuckerberg, che dopo essere diventato ricco mettendo, o fingendo di mettere, gli esseri umani in relazione tra loro pensa già a farli interagire con le macchine, addirittura con una baby-sitter al silicio. Ma se una creatura che cresce accanto a una tata filippina impara a dire «girappa» invece di giraffa e «porno» invece di forno, cosa diventerebbe la piccola Max Zuckerberg il giorno in cui si relazionasse con un oggetto privo di emozioni e sempre uguale a se stesso? E se poi quell’oggetto arrivasse a provarle davvero, le emozioni, dove troverebbe la piccola Max la forza e il diritto di spegnerlo?