Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 05 Martedì calendario

Fognini non si sente più Hulk

«Si è appena svegliato dalla siesta con una faccia... È sul divano alle prese con pane e nutella... Te lo passo». Giornata di scarico e influenza di stagione, a casa Fognetta’s. Con Flavia appena entrata nella meritata pensione, è Fabio a dover sbarcare il (ghiotto) lunario: domani s’imbarca da Barcellona per Auckland, dove decollerà la stagione del numero uno d’Italia. Dopo 15 anni, per la prima volta lei non andrà down under. Dopo due di relazione, per la prima volta Pennetta e Fognini si separano. Fabio, chi soffrirà di più la lontananza? «Io che vado a correre per 4-5 ore al giorno, con 40 gradi, dietro una pallina! Flavia manco guarda i miei match alla tv (lei, in sottofondo: «Non è vero! Starò su la notte!»). E se li guarda, mi insulta». Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo Fogna? «Parto senza impormi obiettivi di classifica. So cosa valgo. Se faccio bene, mentalmente reggo, salgo e miglioro il mio best ranking (n.13 nel marzo 2014 ndr). Se stacco la spina, vado sulla nuvola». Tradotto: è meglio non sbroccare. «L’anno scorso mi sono portato dietro la brutta parte del 2014, quella delle sfuriate. Ci ho messo un po’ a riconnettere e il meglio si è visto alla fine, tipo a Us Open con Nadal». Applicare il trattamento-Rafa (3 vittorie in 5 sfide nel 2015: a Rio, Barcellona e New York) anche ad altri top-players è possibile? «Magari... A Rafa ho rosicchiato qualcosa nel tempo, fino ad arrivare ad annullare i suoi punti forti. Certo per migliorare è necessario battere tutti. La partita all’Us Open è rimasta impressa (Flavia: «Fabio aveva il fucile in mano! Pazzesco! La palla camminava così veloce che me la perdevo...»), nella mia mente e anche in quella degli avversari, spero. Sono segnali». Iniziare sapendo di dover difendere il titolo Slam in doppio all’Australian Open è terrorizzante o eccitante? «È bello. Ma nessuno ci farà sconti perché io e Simone Bolelli siamo campioni in carica. A gennaio si riparte tutti da zero. Il vero obiettivo dell’anno in doppio sono le Olimpiadi: una medaglia per l’Italia sarebbe un sogno. Ci tengo». La priorità resta il singolo. «Sì, infatti con Simone a Melbourne bisognerà parlare. È un anno diverso e intensissimo, le energie andranno gestite con intelligenza: ogni tanto, forse, ci prenderemo pause». Va molto di moda farsi allenare dal grande ex (gli ultimi sono Ljubicic con Federer e Moya con Raonic). Nessuna tentazione? «No. Ho fiducia nel lavoro e nell’esperienza di José Perlas. Può darmi ancora tanto». Solo per gioco: chi sceglierebbe come coach tra le figurine dell’album del tennis? «McEnroe! John è l’unico che si comportava peggio di me! Il top. Ci divertiremmo». Quanto è importante Corrado Barazzutti? «Molto. Mi ha dato fiducia in tempi non sospetti: nel mio attaccamento alla Coppa Davis c’è anche il senso di riconoscenza per Corrado». E se, dopo Rio, un ciclo si chiudesse e Barazzutti lasciasse? «Con noi azzurri c’è un rapporto troppo forte ormai. Io mi sono fatto un’idea: Barazza lascia le donne e continua con noi maschietti». Flavia è pronta per la panchina di Fed Cup? (Lei: «Noooooooo»). «Flavia è pronta per vedermi alzare un trofeo importante». A proposito: cosa ha pensato sul match point di Pennetta-Vinci a New York? «Che culo! (Lei: «È vero, me l’ha detto»). Premesso che per gli uomini vincere uno Slam è molto più difficile (Lei: «Ma la pianti?!»), una cosa così la voglio vivere anch’io cavolo». Quanta gente le ha chiesto, da allora, di farle cambiare idea sul ritiro? «Troppa, mi sono stufato. Flavia è contenta così, la vita è sua. Lasciatela tranquilla». Come è cambiato negli ultimi due anni, Fabio, e quanto credito dà alla relazione? «Flavia mi aiuta e tranquillizza, ma innanzitutto sono io ad aver voluto cambiare. Avevo toccato il fondo». Oggi come tiene a bada Hulk, quando si ripresenta? «Hulk mi ha portato alla soglia dei top-10 ma poi ha esagerato. Era andato oltre. A volte prende ancora il sopravvento però sto dimostrando che modificare atteggiamento a 28 anni si può. Certo se devo spaccare una racchetta, la spacco. Ma il pensiero di essere d’esempio per il mio cuginetto di dieci anni, che sogna di fare il tennista, mi frena». Cosa non abbiamo ancora capito di lei, alla fine? «Che il vero Fabio è gentile, un amico su cui si può sempre contare. Nella dichiarazione d’amore a Flavia su twitter ero me stesso. Nel bene e nel male, sono sempre io».