Corriere della Sera, 5 gennaio 2016
I destini incrociati del Mein Kampf e del Diario di Anne Frank
Con la caduta del Reich, le forze militari americane affidarono al governo regionale della Baviera la gestione dei diritti del Mein Kampf. La Baviera per settant’anni ne impedì le ristampe, ma ora, con il 2016, la summa delle follie antisemite di Adolf Hitler potrà essere tradotta e diffusa liberamente. L’Istituto di Storia contemporanea di Monaco ne ha allestito infatti un’edizione critica in due volumi, corredata da migliaia di note di commento, che verrà distribuita questa settimana in 4000 copie. L’iniziativa editoriale è il frutto di una lunga discussione storico-politica sull’opportunità di riproporre un libro che alla sua uscita, avvenuta in due tempi nel luglio 1925 e nel novembre 1926, fu un colossale bestseller (oltre 12 milioni di copie). Da una parte ci sono quelli che vedono nella riproposta del libro un’occasione per rendere più coscienti delle mostruosità naziste anche le giovani generazioni (magari in un’antologia scolastica); dall’altra quelli che avvertono un pericolo nel divulgare quelle aberrazioni. L’edizione scientifica è stata una scelta di cui il Land bavarese, dopo una prima adesione, ha finito per lasciare all’Istituto storico la piena ed esclusiva responsabilità. Senza considerare che rendere accessibile, con le dovute avvertenze, ogni espressione, anche la più depravata, della storia umana (vicina e lontana) è non solo legittimo ma auspicabile in una società matura e democratica che sia capace di elaborare il proprio passato. Nel frattempo anche il Diario di Anne Frank sarebbe di dominio pubblico a partire dal 2016. Il condizionale è d’obbligo perché la sua disponibilità resta ufficialmente in bilico visto che la Fondazione di Basilea detentrice dei diritti sostiene che Otto, il padre di Anne, va considerato coautore del Diario, in quanto curatore e «editor» del libro. Dunque, essendo Otto Frank morto nel 1980, i diritti decadrebbero nel 2051. Tra le ragioni di tanta ostinazione, escludendo i motivi economici, ci si appella alla necessità di tutelare il delicato quaderno di Anne da manomissioni e da edizioni infedeli. Intanto però qualcuno ha sfidato gli svizzeri e ha pubblicato il testo integrale in rete. Se però la Fondazione finisse per far valere le sue ragioni, otterrebbe il paradossale risultato di limitare la circolazione dell’opera simbolo della Shoah, mentre il più diabolico manifesto antisemita resterebbe accessibile a tutti.