Corriere della Sera, 5 gennaio 2016
Bill Gates si diverte a fare il critico letterario
Una delle tante cose molto cattive dette da Steve Jobs su Bill Gates era diretta a colpire e affondare l’impegno filantropico del rivale: «Bill è fondamentalmente privo di immaginazione: non ha mai inventato nulla. È il motivo per il quale credo che sia più a suo agio adesso, nel campo della filantropia, di quanto lo sia mai stato in quello tecnologico». Sulla prima parte del teorema di Jobs si può discutere, ma è indubbio che Gates nel ruolo di filantropo si diverta moltissimo. Lo sanno i suoi follower su Twitter (@billgates), i lettori del suo blog (www.gatesnotes. com) e i frequentatori del suo canale YouTube (thegatesnotes). Gates scrive di questioni scientifiche e problemi ambientali, di salute pubblica (la sua passione principale). Racconta i progetti della sua fondazione e – cosa ancora più importante per molti dei suoi follower – recensisce i libri che ha appena letto.
Perché, sollevato da incombenze di management aziendale, ora nel campo del non profit ha la libertà di fare la cosa che, come ha sempre ammesso, gli piace di più: leggere.
Negli anni 60, quando a rispondere al nome di Bill Gates era uno stimato avvocato quarantenne di Seattle, suo figlio William junior era un bambino secchione che passava tutto il tempo libero a leggere libri. Al punto che i genitori furono costretti a un diktat che molto dispiacque al rampollo per il quale sognavano un futuro da businessman dopo la laurea a Harvard («junior» invece voleva fare lo scienziato, o l’astronauta): «Niente libri almeno a tavola». William junior si iscrisse a Harvard per poi lasciare gli studi: fondò la Microsoft, diventò uno degli uomini più famosi del mondo appropriandosi del nome «Bill Gates», e declassando suo padre al ruolo di «William senior».
Oggi il baby-pensionato Bill Gates (fresco sessantenne) legge almeno un libro alla settimana: quasi tutta saggistica «difficile» (per fargli leggere un romanzo ci vuole l’opera di convincimento della moglie Melinda: gli pare tempo rubato all’«imparare qualcosa di nuovo»). Per Gates i libri sono soprattutto, più che un piacere, strumento per imparare. E sfamare il mostruoso appetito di nuove informazioni che lo affligge fin dalla prima adolescenza.
Quello che Gates non si aspettava? Diventare, grazie ai social media, uno dei recensori di libri più influenti d’America, sicuramente il più influente – con distacco – nel campo della saggistica. Gli editori americani hanno visto come testi scientifici di non immediato appeal popolare possano ottenere grazie alla menzione di Gates un notevole picco nelle vendite. È stato chiamato, nel mondo dell’editoria, «the Gates bump», «la spinta di Gates»: ecco così che La sostanza delle cose. Storie incredibili dei materiali meravigliosi di cui è fatto il mondo di Mark Miodownik (edito in Italia da Bollati Boringhieri), Vaccini, virus e altre immunità. Una riflessione sul contagio di Eula Biss (edito in Italia da Ponte alle Grazie), Should We Eat Meat? Evolution and Consequences of Modern Carnivory di Vaclav Smil hanno trovato un successo insperato. E proprio quest’ultimo, scienziato ceco conosciuto da un pubblico di nicchia, viene ora invitato a talk-show e conferenze: dopo che Gates ha ammesso di leggere «tutto quel che pubblica» il professor Smil. Trasformando in una rockstar dell’editoria scientifica l’autore preferito dell’ex ragazzino al quale era stato proibito di leggere a tavola, tanto tempo fa.