Corriere della Sera, 5 gennaio 2016
In Danimarca e Svezia le frontiere sono bloccate
Era dagli anni Cinquanta che i passeggeri in viaggio in treno dalla Danimarca verso la Svezia non dovevano mostrare un documento di identità. Invece dalla mezzanotte di domenica, in piena era Schengen, i controlli sul treno che corre sul ponte di Oresund, che da 15 anni collega Copenaghen a Malmö, simbolo dell’Europa senza confini, sono stati ripristinati per tutti, inclusi i pendolari. E in un effetto domino, da mezzogiorno di ieri anche Copenaghen li ha reintrodotti alla frontiera con la Germania. Per il momento per dieci giorni fino al 14 gennaio. La Danimarca ha inviato una lettera di notifica a Bruxelles e il commissario all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos ha avuto una conversazione con il ministro competente. Tutto secondo le regole di Schengen che prevedono, in casi eccezionali di pericolo per la sicurezza pubblica, la possibilità per un Paese di reintrodurre controlli alle frontiere per periodi fino a 30 giorni per un massimo di sei mesi, dietro notifica alla Commissione europea, che deve valutare il rispetto delle norme Ue. «Il governo non vuole che la Danimarca diventi la nuova grande destinazione per i rifugiati», ha spiegato il primo ministro Lars Loekke Rasmussen, alla guida di un governo di centrodestra. E ha specificato che «i controlli non vengono fatti a chiunque provenga dalla Germania» ed è escluso il traffico commerciale delle imprese. La Svezia lo scorso anno è stato il Paese dell’Unione Europea con la percentuale maggiore di richiedenti asilo in rapporto al numero di abitanti: ha una popolazione di 9,7 milioni (l’1,9% dei cittadini europei, circa un sesto degli italiani) e ha accolto 163 mila rifugiati, provenienti soprattutto da Siria, Iraq ed Afghanistan. Solo a novembre sono arrivati al ritmo di 11 mila a settimana, per la maggior parte passando per la Danimarca. Motivo per cui il governo svedese ora obbliga le compagnie di trasporto pubblico, che collegano i due Paesi, ad assicurarsi che i viaggiatori siano in possesso dei documenti di identità. Controlli sono istituiti sui traghetti tra Helsingor e Helsingborg, e sui treni e bus che percorrono il ponte di Oresund. A cascata è arrivata la decisione dell’esecutivo danese nei confronti della Germania, che nel 2015 ha accolto oltre un milione di rifugiati. Il timore è che si fermino a Copenaghen visto che non possono raggiungere Stoccolma. E infatti ieri solo un richiedente asilo ha tentato di attraversare il ponte. Dunque il caso eccezionale invocato per sospendere la libera circolazione nello spazio Schengen è l’ondata migratoria cominciata nel 2015. Motivazione già usata nei mesi scorsi da Austria, Germania e Norvegia (che però non fa parte della Ue). Anche la Francia ha ripristinato i controlli alle frontiere per un periodo temporaneo, dopo gli attentati del 13 novembre, ma lì la causa era la minaccia terroristica. Le decisioni degli Stati in ordine sparso per fronteggiare l’immigrazione stanno mettendo in crisi Schengen. La Germania non ha voluto commentare la decisione di Danimarca e Svezia, ma il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, Martin Schafer, ha lanciato l’allarme: «Schengen è in pericolo». Schafer ha sottolineato che «la libertà di movimento in Europa e nella Ue è un bene molto prezioso, forse il traguardo più importante raggiunto negli ultimi 60 anni». E un portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, ha insistito sul fatto che sull’immigrazione «serve una soluzione a livello europeo. Non troveremo soluzioni nelle frontiere nazionali tra un Paese e l’altro». Argomentazione sostenuta anche dall’Italia. Nell’ultimo Consiglio europeo è stata affrontata la proposta della Commissione Ue di istituire una guardia costiera e di frontiera europea per garantire una gestione forte e condivisa dei confini esterni. E a marzo Bruxelles dovrebbe anche «svelare» le modifiche a Schengen su cui sta lavorando.