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 2016  gennaio 02 Sabato calendario

L’anno d’oro delle grandi aste

Resterà negli annali 2015 come l’opera d’arte più costosa aggiudicata durante un’asta.
Le donne di Algeri, di Pablo Picasso, è stato venduto lo scorso maggio a New York (da Christie’s) al prezzo record di 179,3 milioni di dollari (circa 165,1 milioni di euro).
L’opera del maestro spagnolo, finita nelle mani, si dice, di un membro della famiglia reale del Qatar residente a Londra, ha scalzato dal trono il trittico di Francis Bacon Tre studi di Lucien Freud, aggiudicato (sempre da Christie’s) nel 2013 per 142,4 milioni di dollari (oltre 131,1 milioni di euro).
New York dunque si conferma reginetta delle aste in un anno d’oro per il settore.
Sempre a maggio, nel corso della storica vendita durante la quale è stato aggiudicato il Picasso, un’opera di Alberto Giacometti, L’uomo col dito puntato, ha raggiunto il prezzo più alto (141,3 milioni di dollari, oltre 130 milioni di euro) mai pagato per una scultura.
L’anno poi si è chiuso in bellezza con l’asta di novembre, quando Nudo sdraiato di Amedeo Modigliani è stato aggiudicato a 170,4 milioni di dollari (quasi 157 milioni di euro), diventando così la seconda opera d’arte più pagata al mondo in un’asta pubblica, dopo Le donne di Algeri. Il dipinto dell’artista livornese è finito in mani cinesi: per la precisione, quelle di Liu Yiquan e di sua moglie Wang Wei, che lo hanno acquistato per il museo (Long Museum) da loro aperto a Shanghai tre anni fa.
Sempre all’asta di novembre a Manhattan, L’infermiera di Roy Lichtenstein è stata venduta a 95,3 milioni di dollari (oltre 87,7 milioni di euro), un record che incorona l’americano re della Pop art.
Grazie a questa serie di record, gli Stati Uniti riconquistano, a scapito della Cina, il primo posto del mercato delle aggiudicazioni, con una quota del 30% del fatturato mondiale nel primo semestre 2015.
Secondo un rapporto di Artprice, le vendite pubbliche cinesi, che avevano registrato un vero e proprio boom (+214%) tra il 2009 e il 2014, sono decisamente rallentate: il numero dei lotti venduti è calato del 39% nella prima metà del 2015, mentre i ricavi sono diminuiti del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Un rallentamento dovuto in parte alle drastiche misure anticorruzione introdotte dal presidente Xi Jinping, che paralizzano momentaneamente il mondo del lusso e dell’arte.
Sempre in auge è invece il mercato londinese, che nel 2014 aveva registrato una crescita record del 35%. Oltremanica, Sotheby’s ha preso la sua rivincita sulla eterna rivale Christie’s, che invece domina le aste dall’altra parte dell’Atlantico. Alle vendite di giugno sono state aggiudicate opere per la cifra (totale) record di 282 milioni di dollari (quasi 260 milioni di euro).
«La finanziarizzazione del mercato dell’arte, insieme all’industrializzazione del settore museale, tira incontestabilmente verso l’alto la qualità delle opere proposte e, di conseguenza, i prezzi delle aggiudicazioni», si legge nel rapporto di Artprice.
Più che mai l’arte è al centro delle rivalità internazionali. Al boom del settore contribuisce lo sviluppo dei musei in Qatar, negli Emirati arabi ma anche in Cina.
Basti pensare che si sono costruiti più musei tra il 2000 e il 2014 che nel corso del XIX e XX secolo.
Questa industria, alla ricerca spasmodica di icone, è all’origine anche dell’esplosione dei prezzi. Le aste non sono che la punta dell’iceberg. E il Qatar si conferma il numero uno nelle vendite private, dopo l’acquisto a febbraio 2015 di un Gauguin, Nafea Faa Ipoipo, per la somma «monstre» di 300 milioni di dollari (276,2 milioni di euro).