Libero, 4 gennaio 2016
La donna che preferisce le nutrie ai bambini
Il mondo inizia a girare alla rovescia alle dodici di un 26 dicembre da brividi sui Navigli di Milano. Seduta a un tavolo dell’Osteria del Pallone sorseggio il mio aperitivo analcolico insieme a una nutria gigantesca di nome Mariah. Lei mi guarda. Io la guardo. Unghie affusolate strette attorno a una fetta di pane abbrustolito, incisivi rossastri e diabolici che sminuzzano fino all’ultima briciola sul piattino, mentre lunghi baffoni bianchi si allungano intrepidi inseguendo gli effluvi di una pizza appena sfornata.
Mi aspettavo un “divieto di nutria” stampato su ogni mattoncino di questo locale affollato. Invece i camerieri ci hanno detto «prego entrate, siete le benvenute», i bambini si sono sciolti in sorrisi stupefatti e le signore snob e imbellettate a festa hanno sepolto lo choc e la loro bella fettina di disgusto sotto un tappeto di apprezzamenti sinceri: «Oh è una nutria, che carina, sembrava un castoro». Ma “è” della famiglia dei castori.
Lasciamo stare, posso parlarti schietta Angelica. Le nutrie mi fanno un po’ senso.
Angelica Benazzi sorride. In questa mattina un po’ così sarebbe lei la protagonista indiscussa della scena. Guardia zoofila, padrona e amante delle nutrie al punto da accudire, sfamare e salvare tutte quelle che bazzicano nel pavese. Le salva dalla strada quando le macchine le hanno schiacciate sull’asfalto. Le strappa dalle mani dei contadini quando la loro rabbia sta per chiuderle in gelide gabbie di metallo per poi finirle a bastonate.
Anche quando c’è stata l’alluvione di Modena tu eri lì giusto?
«Tutto il mondo sulle barricate per fare il processo alle nutrie che avrebbero distrutto gli argini causando quella piena devastante e io lì a difenderle, con il mio amico ed esperto Samuele Venturini».
Andiamo Angelica, Mariah è adorabile ma le nutrie fanno danni pazzeschi. Rischi di sembrare un Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.
«Parli per ignoranza, non offenderti. Ma i dati dimostrano il contrario. Anche nel caso di Modena il problema furono gli argini che avevano ceduto all’ondata di piena ma le nutrie scavano le loro tane lungo le sponde del fiume, in punti anche molto lontani dai terrapieni e ci vogliono anni prima che i tunnel impattino sulla natura circostante. Sono animali innocui e pacifici, credimi».
E allora perché le Province fanno i piani di abbattimento?
«Perché sbagliano. Se ci sono 50 esemplari e tu ne abbatti trenta, i 20 rimasti in poco tempo andranno a riprodursi e a riformare l’intera colonia. Meglio sterilizzarle».
E la legge che dice?
«Fino al 2014 erano animali protetti. Dal 2014 sono state declassate al livello dei tassi e dei ratti ma almeno è consentito tenerle».
Dunque hai vissuto nell’illegalità.
«Purtroppo sì. Se la Provincia fosse venuta a fare un controllo a casa mia avrebbe potuto sequestrare Mariah per ucciderla. E io tremo al solo pensiero».
I contadini ti odieranno.
«Non ho mai ricevuto minacce in tanti anni che mi occupo di nutrie. Al massimo la gente mi critica o fa battute poco carine».
Angelica e Mariah. O dovrei dire “non c’è Angelica senza Mariah”?
«Siamo inseparabili da tre anni. L’ho trovata che aveva sei mesi e giaceva moribonda nel cortile di un caseggiato. Era precipitata da un muro di cinta altissimo e si era spezzata la colonna vertebrale e gli incisivi davanti, nessuno dei volontari del canile sapeva cosa fare perché si muoveva velocissima ed era incazzosissima, hanno chiamato me che sono guardia zoofila e amo alla follia ogni tipo di topo e roditore».
Non mi dire… te la sei portata a casa?
«Prima a Gaggiano, dove c’è un grosso centro che fa piani di sterilizzazione. Poi a Lodi, dove un medico esperto le ha fatto risonanza, radiografia e tac. È stato lui a dirmi che pur avendo la colonna spezzata il midollo passava e non avrebbe rischiato occlusioni intestinali».
Il che significava?
«Che potevo portarla a casa. Avevo avuto altre nutrie prima di lei che avevo salvato dalla strada. Non volevo adottarne un’altra per egoismo. Volevo che avesse una vita dignitosa davanti, che potesse muoversi nonostante l’incidente e che potesse scegliere».
E lei ha scelto te.
«I primi giorni sono stati durissimi. Ho sempre avuto la casa e la vita piena di topi e ratti ma con lei ero disperata, non sapevo che fare. Poi a un certo punto le ho detto “senti Mariah, se andiamo avanti così non ti posso aiutare” e lei ha capito. Ha lasciato che la nutrissi con gli omogeneizzati perché aveva gli incisivi spezzati e poi, a poco a poco, ha iniziato a fidarsi. L’ho trovata il sabato e il mercoledì stava già in braccio a me che si faceva fare i massaggi ai piedini con la pasta di Fissan».
Non sono “piedini” Angelica.
«Lo so e credimi non sono il tipo che umanizza gli animali. Ma con lei ho un rapporto incredibile».
Il giorno più bello?
«Quando il mio fidanzato mi ha detto che potevo tenerla a vivere in casa con me, prima stava nel box».
Ma com’è la vita con una nutria?
«Una nutria rimane un animale selvatico, ama la pioggia e il fango, non viene a cercarti per le coccole come un cane e non vorrà mai stare con te sul divano a guardare la televisione. Poco tempo fa eravamo in giardino e un vicino stava scaricando la legna, ma i tronchi cadevano l’uno sull’altro facendo un rumore pazzesco. Mariah si è precipitata da me in cerca di protezione, una cosa del genere, da un animale selvatico, è quasi un miracolo».
Perdona la franchezza ma che soddisfazione ti dà una nutria?
«La soddisfazione sta nell’interagire con un animale di un altro mondo, ed è la cosa che più mi stupisce di lei e me la fa stimare. Mi sento speciale ai suoi occhi e questo mi appaga totalmente, una volta che hai adottato una nutria non puoi più farne a meno, è come entrare in un mondo riservato a pochi eletti».
Illuminami, ti prego.
«Vuoi un esempio? Il suo pelo secerne un olio particolare che lo rende appiccicoso e grumoso, lo devi pettinare e pulire con cura ogni giorno, lei questo non lo sopporta ma mi lascia fare perché ha capito che si deve e basta. Anche dal dottore non fa storie. È stata non so quanto a pancia all’aria sul lettino dell’ambulatorio in attesa di una lastra. I medici mi dicevano “signora la tenga ferma”, ma lei non batteva ciglio. Non ho mai avuto un solo graffio o morso da lei».
In effetti basta guardarle. Angelica che parla e accarezza le orecchie e i piedini di Mariah. Mariah che la lascia fare e si avvolge nella copertina rossa come in un cappotto caldo. Io che faccio domande a raffica ad Angelica ma mi aspetto ogni volta che risponda la nutria, col suo muso buffo e quel testone rassicurante. Praticamente tre matte, sedute a un tavolo di osteria con i bicchieri vuoti davanti.
Ma com’è vivere con una nutria? Il cibo per esempio?
«Mangia di tutto, molte cose solide, pane e crostini, perché è un roditore. Ma adora la polenta e la pastasciutta, a me piace viziarla. Quanto al resto, sta molto in giardino, estate e inverno, non è tipo che teme il freddo. Avendo avuto quel problema alla colonna vertebrale gira spesso con un carrellino per disabili. Chiaro che se sono fuori non posso lasciarla libera in casa perché fa disastri, rosicchia i fili e tutto quel che trova».
Perché non ha la coda?
«La coda non è importante per le nutrie, serve da timone quando nuotano ma se hanno una vita domestica difficilmente la usano e lei la sua se l’è rosicchiata una notte che l’avevo lasciata libera in giardino. Devo dire che ci ha guadagnato perché prima faceva un po’ ribrezzo alla gente con quel codone lungo e sottile. Ora ha tutto un altro aspetto».
Ma la notte dorme tranquilla?
«Da quando c’è lei non faccio una notte intera perché mi chiama sempre».
Un inferno. Il tuo fidanzato ti odierà.
«Il mio fidanzato ha sempre capito. E non sarebbe il mio fidanzato se non capisse».
Hai altri animali con te?
«Un cane e un coniglio,Valentino, che è innamoratissimo di lei e le sta sempre attorno. Quando organizziamo i nutria party…».
Ferma, ferma, cosa sono i nutria party?
«Gli appassionati di nutrie come me si conoscono tutti, chattano su Facebook e spesso organizzano momenti di ritrovo. Io ho partecipato ad alcuni di questi incontri. C’è il padrone, la nutria e qualche altro animale. Si fa festa tutti quanti assieme, in libertà. In quelle occasioni cerco di stare un po’ in disparte, non voglio essere una padrona soffocante, lascio che Mariah faccia i suoi giri, vada a esplorare».
Veda gente…scusa, dai, sto scherzando. Faccio l’avvocato del diavolo adesso. Non portano malattie le nutrie?
«Questo è un mito da sfatare. Le nutrie non portano alcun tipo di malattia, possono contrarre la lectospirosi ma non la trasmettono all’uomo. Non hanno neppure bisogno di vaccinazioni».
Quanto vive una nutria?
«Da sei mesi a due anni. Quelle domestiche 4 o 5 anni».
La tua ne ha 3. Non voglio sembrarti cinica ma tra poco…
«E adesso mi chiederai se immagino una vita senza di lei. No, non la immagino. Giravo con un ratto domestico sulle spalle, poi ho scoperto le nutrie e ho trovato la mia missione nella vita».
Che sarebbe?
«Quella di cambiare le cose, convincere le persone che le nutrie non sono quegli animali orrendi che noi crediamo. Io guardo Mariah e penso sia bellissima».
Ho letto che lavori in una nota catena di fast food. Non sei un po’ a disagio con Mariah quando torni a casa la sera?
«È cominciato tutto per caso e quando mi hanno assunta ero vegetariana, non ancora vegana. Poi ho iniziato a far carriera, un passo dopo l’altro e alla fine sono vicedirettore».
Un modo carino per lavarsi la coscienza.
«Ognuno di noi fa compromessi nella vita e io posso assicurarti che il mio stipendio va tutto per la salvaguardia degli animali».
Hai figli?
«I bimbi non mi sono mai piaciuti, mi disturbano, mi stressa molto più un bimbo che piange di un cane che abbaia per ore. Non voglio sminuire l’importanza dei figli ma riesco a instaurare un rapporto migliore con gli animali. Se io potessi fare un figlio sapendo già che uscirà nutria o topo sarei felice».
Dai, stai scherzando.
«Ascoltami. Io accudisco le mie nutrie come figli e sacrifico tutto per loro. Detto questo preferirei adottare un bimbo e salvarlo da una vita di sofferenze che farne uno mio per puro egoismo».
Mariah annuisce mentre raccattiamo le nostre cose e mi accorgo che la puzza che sentivo non era lei ma il tipo che sedeva alle mie spalle. E fuori dal locale la magia ricomincia: i bimbi accorrono a frotte, le signore chic si prodigano in sorrisi e salamelecchi. Finché un omone grosso ci ferma e domanda: “questa cosa cos’è?”, “Una nutria” replica Angelica. “Una nutria? Ma perché?”. Appunto. E il mondo torna a girare come sempre.