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 2016  gennaio 04 Lunedì calendario

«Morirei per una battuta ben assestata. La vocazione per lo spettacolo è nel sangue di famiglia». Parole di Alessandra Mussolini

«Cosa vuoi tu da me, di primo gennaio, nel mio ultimo giorno di vacanza in Trentino?».
Un’intervista su Forza Italia e il suo futuro, ma non solo, una alessandramussolinata a 360 gradi…
«Andiamo bene! Il futuro di Forza Italia? Se non è uno scherzo è roba che fa tremare i polsi».
Quindi declini l’invito?
«Al contrario: su Forza Italia ho delle idee molto semplici, e spero utili. Sono gli altri 270 gradi che mi preoccupano. Su cosa si affacciano?».
Cominciamo dalla pizzeria che lei ha appena aperto con suo marito?
«Ah, ah ah… Quella è un gioco. Non voglio che sembri che facciamo pubblicità».
Friggitoria e pizze da asporto, premiata ditta Floriani e Mussolini, ad un passo da piazza Bologna a Roma.
«Guarda: è una sfida, ma anche un gioco. È un localino piazzato in un quartiere nazionalpopolare».
Posizione strategica per una pizzeria, vicino ad una scuola.
«Ci lavorano poche persone, non cambierà certo i dati nazionali sull’occupazione. Però mi concede la gioia di servire al pubblico la pizza fritta di Pozzuoli, quella con la salsa di pomodoro sopra, la conosci?».
Assolutamente sì!
«Penso ai supplì. Penso ai calzoni… È un modo per fare una nostra piccola impresa al tempo della crisi. Per imparare, più che per far soldi».
La prima lezione?
«Che in Italia, chiunque avvii un nuovo progetto ha tre nemici: lo Stato, il Comune e il Condominio. Ti pare una cosa da poco?».
No, non è da poco. Se cerco nel mio archivio virtuale scopro che ci sono pezzi sulla Mussolini fin dal lontano 1994. Alessandra aveva appena bucato sulla scena nazionale con la sfida di Napoli, e mi raccontava di una sua vita precedente: quella di pop-singer di successo in Giappone. Poi sono venuti gli anni di battaglia politica dentro e fuori An, il tentativo di costituire un polo di destra radicale con Alternativa Sociale, infine la terza vita politica con l’approdo a Forza Italia, le furibonde battaglie polemistiche intorno al suo cognome, l’Europarlamento, il ruolo di madre, quello di moglie che non abbandona il marito nemmeno quando è in difficoltà («Ma di queste mie cose private non discuto nemmeno sotto tortura!»).
Lo sai che a Londra è stata battuta all’asta una copia in vinile del tuo disco “Amore” a 1.000 euro?

«Non lo sapevo. Ma dato l’immenso valore dell’opera mi pare quasi poco, eh eh…».
Avevi collaboratori oggi famosissimi! «Certo: le traduzioni dei testi furono fatte da Cristiano Malgioglio. Oggi quando lo incontro nei salotti televisivi questo è un segreto tra noi». Davvero in Giappone hai venduto 200mila copie di “Amore”?
«Erano altri tempi. Ma la cifra mi pare approssimata per difetto. Spopolavo, le piazze erano strapiene».
Ma come è possibile? Giapponesi nostalgici dell’Asse, in piazza per il tuo cognome?
«Non dire fesserie, ah ah ah! La spiegazione è che ero un’occidentale che poteva diventare familiare perché avevo gli occhi grandi come i personaggi dei manga».
Se tuo figlio trovasse oggi le foto sexy degli anni novanta cosa gli diresti?
«Che sono uno schianto, direi».
Hai esordito nel cinema a 14 anni, in “Una giornata particolare” con Scola.
«Qui non c’è nessuna vanagloria. Il mio ruolo era così complesso che consisteva nel togliermi il cappotto e rimettermelo: altro che l’Actor’s Studio!».
Con il tuo cartello di Alternativa Sociale hai preso l’uno e mezzo alle Europee nel 1999.
«Sì, vabbè, ma era prestoria. Sai che è un periodo che rimpiango? Avevo la responsabilità di decidere, di rischiare, di vincere e di perdere. E questo mi piaceva».
A proposito di rimpianti: Bassolino mi ha detto che ne ha pure lui, di quando duellavate per la poltrona di sindaco.
«Sai che anche io ce l’ho di lui?».
Ieri vi combattevate, oggi siete entrambi buonisti: dice che sei stata una leale oppositrice.
«Adesso ti dirò una cosa che va anche oltre: nel 1994 io e lui avremmo dovuto governare insieme».
Addirittura?
«Sì, entrambi eravamo una rottura rispetto alla Prima Repubblica ed entrambi un limite: io avevo una rappresentanza popolare senza contenitore – ti ricordi? Con il solo Msi al 44.6%! – mentre lui rappresentava un’idea di cambiamento, ma era zavorrato da troppi partiti. Un paradosso».
Ti chiamavano “la Ducia”.
«Guarda, io Ducia non sono mai stata. Giocavo. O forse erano gli altri che giocavano con me».
Sei sempre stata una maga delle metamorfosi politiche, delle morti e delle resurrezioni.
«Lo sai, è il sangue di famiglia, la vocazione per lo spettacolo. A volte non resisto, morirei per una battuta ben assestata».
Non dovresti, lo sai.
«No, non lo so. Anzi, ti direi: venuta bene o male sono così, e sono una persona libera. Quante ne trovi così, in questi ambienti?».
Sei stata per anni dirimpettaia della Le Pen in Europa.
«Molto simpatica, c’è un rapporto cordiale tra noi».
Hai imparato tutte le lingue di Bruxelles?
«L’inglese lo so, il francese mi rifiuto, il tedesco manco a parlarne».
Però. Un approccio problematico, eh eh...
«Senti, se tu vai in un albergo in Belgio e chiedi – chessò – la stanza deux cent quatorze e sbagli non dico un accento, ma anche solo una cadenza quelli restano fermi. Allora mi tocca gridare:”Molla la chiave!” in italiano, e subito capiscono. Come lo spieghi?».
Mai rimpianto di aver interrotto la carriera nello spettacolo?
«No. E posso comunque dire: ho fatto teatro con Eduardo. Mi è bastato respirare l’aria».
Ora ci vorrebbe una rivelazione sulla tua vita segreta.
«Ehhh… Conoscevo Craxi, che, come sai, amava, dal punto di vista dello studioso, mio nonno. Un giorno mi disse: “Ma perché non entri nei giovani socialisti?” Pensa, mi sarei ritrovata con Bobo e Mentana».
A Vladimir Luxuria hai detto: “Meglio fascista che frocio"”. Ti penti?
«Nemmeno un po’. Un giorno, stavo mangiando la minestra, quasi mi strozzo sentendolo in tv dare la linea di Forza Italia sulle unioni civili. A partire dal sesso, questo signore vuole fare troppe cose».
Hai detto che Vespa è figlio illegittimo di Benito Mussolini.
«Non posso».
Non puoi cosa?
«Non posso parlarne. Bruno mi ha mandato una diffida tramite avvocato».
Ti credo. Gli avevi detto: “Posso chiamarti zio?”.
«Ah ah ah. Su queste genealogie ora sono muta».
Passiamo alle cose serie: Bondi ha dato l’addio a Forza Italia. Dopo Verdini, dopo Fitto, anche lui.
«Commento elegante? Diciamo che Bondi ha ricevuto molto più di quello che ha dato».
Più che elegante sembra una battuta di Bondi.
«Ha preso in duplex, diciamo. Lui e la sua compagna. Però ti posso dire una cosa: metti insieme tutti quelli che sono usciti, da Cicchitto alla Lorenzin, ad Angelino Alfano, a Bonaiuti a Bondi. Raddoppiali: Forza Italia non perde un voto».
Addirittura.
«Assolutamente sì. A condizione di scegliere».
Scegliere cosa?
«Ora che ci siamo liberati di un po’ di zavorra che appesantiva, ora che possiamo essere leggeri, possiamo mutare passo, cambiare pelle».
Vuoi gli azzurri più di destra?
«Nooh! E chi lo ha detto? Ma sono in Europa, e vista da qui la camicia del Ppe è troppo asfissiante. Siamo stretti tra il rigore della Merkel e le sanzioni demenziali alla Russia».
Vuoi dire addio al Ppe?
«Voglio dire addio a queste politiche».
Fammi un esempio.
«Si vota la sfiducia alla Boschi. Io vedo solo due scelte possibili: stare dentro, e votare la fiducia, oppure votare contro. L’unica cosa che non si può fare è uscire. Cioè quello che è stato fatto».
E tu cosa avresti fatto?
«Io, tra stare dalla parte delle banche e contro chi ha rubato alla gente non ho nemmeno un dubbio».
Quindi vuoi una Forza Italia più a destra. Più dura.
«No, più chiara, direi. Servono cose semplici, sangue fresco, benzina pulita per riavviare il motore».
Altro esempio.
«Beh, Roma: tra il ciuffo shampato di Marchini e la grinta della Meloni non è che puoi avere dubbi: Giorgia tutta la vita».
Come come? Ma tu non sei mai stata amica della Meloni!
«Appunto: questo ti dovrebbe dare l’idea. È il momento del sangue nuovo, ricominciare in una direzione chiara. E poi: uno così arrogante come Marchini dove lo trovi?».
Addirittura arrogante?
«Berlusconi gli dice: possiamo votarti, e lui risponde, “Scioglietevi?”. Ma dove crede di stare? Come vedi qui non è destra o sinistra. Sono le cose semplici, chiare dritte».
Ti senti vicina o lontana dal Cerchio magico?
«Mmmhh… Non pratico la geometria piana».
Detto così pare una presa di distanze dal cerchio magico.
«Mannò, è che il problema non sono i cerchi o i quadrati. Si mettano dove vogliono, anche in un esagono, purché la finiscano di stare appesi ai sospiri di Berlusconi».
Detto così pare una presa di distanze da Berlusconi.
«Al contrario. Meno male che esiste, Berlusconi, con la sua storia e la sua complessità. Al contrario di molti che hanno passato parte della loro vita a genuflettersi e adesso gli sputano contro, io gli ho sempre detto quello che pensavo, anche e soprattutto quando ero in disaccordo da lui. Vorrei solo che si potesse dare uno spazio ai tanti che ancora vogliono fare politica con noi».
Questa è propaganda?
«No, è la constatazione di una che l’aria la sa ancora annusare. Abbiamo il nostro spazio, ben diverso da quello della Lega e di Fratelli d’Italia. Se ricominciamo a muoverci è il tempo giusto per una politica di scelte chiare, coraggiose e difficili. Ma secondo me vincenti».