la Repubblica, 4 gennaio 2016
«Ora le grandi squadre ci rispettano». Parla Fabrizio Castori, allenatore del Carpi
Nessuno può mettere Fabrizio Castori in un angolo. L’allenatore che ha portato il Carpi in paradiso è stato il primo a essere esonerato quest’anno, ma anche l’unico richiamato, con tante scuse. Mica semplice fare le scarpe a un tecnico che in una vita precedente faceva il rappresentante di calzature: il Carpi dopo un mese s’è pentito, ha licenziato Sannino e congedato il ds Sogliano, che con Castori, non è un mistero, non ha mai avuto feeling. Oggi è nei quarti di Coppa Italia e rincorre una salvezza complicata, ma non più impossibile. E mercoledì gioca all’Olimpico contro la Lazio. Castori, durante la festa promozione i tifosi del Carpi sognavano solo questa partita, a casa di Lotito che non vi voleva in A. Adesso che si avvicina il match cosa dice? «Dico che per la nostra gente sarà una partita speciale, ma per me è come le altre. Non ho mai commentato le parole di Lotito, ho lasciato che fosse il campo a dimostrare che meritavamo la promozione. La Lazio è in ripresa, ha vinto con l’Inter meritatamente, ha campioni che risolvono la partita con una giocata. Al Carpi adesso serve uno scatto in più, ormai ci servono punti tutte le domeniche, anche contro avversarie nettamente più forti». Dopo 17 giornate avete dimostrato di essere da A? «Assolutamente sì. Abbiamo pareggiato con Napoli e Milan, sfiorato il risultato con Juve e Inter, meritavamo di più con la Fiorentina, poi battuta in Coppa Italia. Dopo il pessimo avvio in tanti avevano pensato a una passeggiata contro il Carpi. Ora sanno che non è così, vedo anzi che ci rispettano, preparano con cura le partite contro di noi». Ma tutti parlano di una corsia preferenziale in Coppa Italia per il Milan, che affronterete nei quarti. «Oggettivamente è così, mica m’offendo: a San Siro i favoriti sono loro, in una gara secca. A noi toccherà smentire tutti. Intanto sarà un prestigio esserci. È presuntuoso dire che puntiamo al trofeo, ma onoreremo l’impegno fino in fondo». Lei è approdato in A a 61 anni: era come se l’aspettava? «Non sono mica vecchio, e se sono qui me lo sono guadagnato, no? Però ammetto che l’impatto è stato tremendo: 5-2 con la Samp, noi che sbagliamo un rigore e prendiamo due pali. Poi gare sfortunate con Inter, Palermo, Fiorentina. Il Carpi ha cambiato tanto in estate, l’addio di Giuntoli dopo tanti anni ha creato sconquasso negli equilibri, sono arrivati 18 giocatori da inserire subito, non è stato facile. E ricordo che il gruppo storico è formato da giovani che tre anni fa erano in Lega Pro. Abbiamo pagato il noviziato». Lei è stato esonerato con 2 punti in 6 partite, i tifosi si sono schierati tutti dalla sua parte. Insolito, ammetterà. «Una testimonianza d’affetto bellissima in un momento d’amarezza. Ma noi siamo per natura dei precari, ha ragione Prandelli. A Coverciano mi dissero: la valigia dell’allenatore dev’essere piccola e sempre aperta sul letto. Non portatevi tanta roba, tenetevi sempre pronti ad andare via». E oggi la sua valigia a Carpi quant’è grande? «È quella di sempre. Un pigiama, due paia di tutto, un giubbotto invernale, uno per la primavera...»
Dal suo ritorno cosa è cambiato? «L’esonero è stata una lezione anche per me, io non mi sento arrivato: nella vita devi sempre leggere i tuoi limiti e io so perfettamente che ho un gap da eliminare. Al Carpi ho solo restituito la sua identità di squadra giovane, che fa poco possesso palla ma corre tanto. Non bisognava sconfessare un sistema, solo oliarlo un po’». Borriello l’ha stupita? «Un professionista esemplare, lui come Zaccardo si è messo al servizio degli altri, portando esperienza e qualità. Marco segna un gol ogni due partite, cosa gli posso chiedere di più?»
Mbakogu invece si è fermato. «Problemi fisici, ma ora sta tornando». Chi gioca il miglior calcio in A? «Il Napoli, senza dubbio. È la mia favorita per lo scudetto, con la Juve, abituata alla pressione, e l’Inter, molto quadrata». Castori, quante possibilità ha di salvare il Carpi? «Ci credo davvero, possiamo farcela. Abbiamo vinto fuori col Genoa, ce la siamo giocata quasi con tutti. Siamo più solidi dell’inizio campionato: ho chiesto ai miei di non guardare la classifica e di pensare solo a lavorare». Ha fatto un voto per la salvezza? «Io no, ma a queste cose spirituali, per così dire, ci pensa mia moglie Paola. E forse è proprio lei che mi dà tutta questa fiducia».