la Repubblica, 4 gennaio 2016
La riscoperta della pansessualità
L’essere umano è naturalmente pansessuale. Lo scrisse Mario Mieli nella sua tesi di laurea, che fu pubblicata nel 1977 da Einaudi: “Elementi di critica omosessuale”. La società ci addomestica, e per comodità ci divide in eterosessuali, la norma, e omosessuali, l’eccezione. Quindi ci spinge verso quello che stabilisce sia il nostro terreno di caccia e ci chiude il cancello alle spalle. Quanto poteva durare un’organizzazione così rigida in un ambito semantico così selvaggio come il desiderio? Ha retto un paio di centinaia di anni e adesso sta saltando. I ventenni di oggi tendono a non far troppo caso se la persona che gli piace è maschio o femmina. Mi piace, ça suffit. Davanti a noi un futuro antichissimo, dove il piacere avrà la libertà dei ginnasi della Grecia classica e niente, tra adulti consenzienti, sarà più moralmente sanzionabile? Speriamo. Se non potremo più mangiare carne, bere alcool e fumare sigarette, almeno potremo far sesso tutti con tutti. Un catalogo infinito da sfogliare. Come ci siamo riusciti? Non è elegante da dire, ma sono state le donne, soprattutto. E soprattutto Madonna, la prima icona moderna della pansessualità. Che non ha mai esitato, e ci ha invitato a non farlo, di fronte a uomini, donne, froci, lesbiche, neri... Tutte queste giovani e audacissime cantanti americane dalla sessualità disinvolta sono figlie di Miss Ciccone. E se devo fare altri nomi mi vengono in mente altre donne: Patty Pravo, Amanda Lear, Grace Jones. Ma un uomo: Obama. Che ha imposto un modello maschile inedito: l’uomo che non smette di essere figo e virile pur avendo una moglie maschia, che sa rotolarsi sui tappetti coi mocciosi rimanendo eccitante, che bacia, abbraccia e sorride senza perdere un millimetro di forza. Ultimo forse papa Francesco, che al di là delle polemiche ufficialmente ha detto una sola frase sul tema: chi sono io per giudicare?