Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 04 Lunedì calendario

Ilaria Cucchi pubblica su Facebook la foto di uno dei carabinieri accusato di aver massacrato di botte il fratello. Polemiche

La sorella di Stefano Cucchi, il giovane picchiato dopo l’arresto e poi morto in ospedale, ha pubblicato su Facebook la foto di uno dei carabinieri accusati delle percosse. Il post scatena reazioni e diventa un caso.
Ilaria va alla guerra. Non quella di sempre, non più con la fotografia di suo fratello morto fra le mani e la voce a scandire quella parola: giustizia. No. Stavolta Ilaria Cucchi usa nuove armi, se così si può dire. E per la prima volta si muove in direzione dello stesso piano che lei ha sempre creduto appartenesse soltanto ai suoi «nemici», i cinque carabinieri indagati per la morte di suo fratello Stefano, arrestato per droga e restituito cadavere alla famiglia una settimana dopo. Era il 2009. In questi sei anni l’abbiamo vista mille e mille volte, Ilaria, quasi avvolta in quella gigantografia di Stefano con la faccia tumefatta. Una sorella che chiede la verità, nient’altro che la verità, per suo fratello. Ma ieri no. Ieri abbiamo visto (anzi, immaginato) un’Ilaria diversa, per la quale è un po’ più difficile provare quell’empatia spontanea che si prova per le vittime e per le loro famiglie. È successo che dalla sua pagina Facebook Ilaria ha deciso di postare la fotografia di uno dei carabinieri sotto inchiesta per la morte di Stefano. Un uomo in costume in posa davanti agli scogli, fisico da evidente dipendenza da palestra e sorriso verso l’obiettivo. «Volevo farmi del male» diceva la didascalia, «volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo. Le facce di coloro che lo hanno ucciso». Una gogna, in sostanza. In un momento e in una fase in cui la strada verso la verità che Ilaria chiede da anni non è che all’inizio. Perché il fascicolo sui carabinieri è aperto da giugno 2015, perché – al di là delle convinzioni personali di ciascuno di noi – non siamo ancora arrivati nemmeno alla richiesta di rinvio a giudizio degli indagati e perché vale sempre quel famoso principio secondo cui nessuno è colpevole fino a prova contraria. Quella stessa mancanza dello stato di diritto che Ilaria lamenta per suo fratello Stefano non può essere evocata per i suoi (al momento presunti) carnefici. Da donna intelligente quale è deve aver capito anche lei di aver fatto quantomeno un passo falso, anche perché contro il carabiniere si sono esibiti i giustizialisti del web. Tanto da convincere Ilaria a un nuovo post: «Non tollero la violenza, sotto qualunque forma. Ho pubblicato questa foto per far capire la fisicità e la mentalità di chi gli ha fatto del male, ma se volete bene a Stefano vi prego di non usare gli stessi toni che sono stati usati per lui. Noi crediamo nella giustizia e non rispondiamo alla violenza con la violenza». Ecco. Questa è l’Ilaria di «prima», quella avvolta nella gigantografia di Stefano. Quella che crede nello stato di diritto.