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 2016  gennaio 04 Lunedì calendario

I becchini napoletani scioperano

Non c’è pace nemmeno per i morti. Da ieri una ventina di salme – ma il numero è destinato ad aumentare in maniera esponenziale – sono divenute una sorta di «ostaggi» per l’improvvisa protesta dei necrofori del cimitero di Napoli che hanno bloccato tutte le sepolture. Inutili gli appelli dei familiari dei defunti, che allo strazio della perdita hanno dovuto aggiungere quest’incredibile e doloroso strascico, i corpi sono rimasti sui tavolacci e nelle celle frigorifere del deposito. Lo «sciopero delle tombe», come è stato ribattezzato, nasce da un provvedimento del Comune partenopeo, cioè la diramazione di un bando per l’assegnazione del servizio di interro, iniziativa che taglierebbe fuori i trenta dipendenti delle cinque cooperative che da una ventina d’anni si occupano di inumazioni e tumulazioni. «Ci rendiamo conto del disagio che provochiamo – spiega Ciro Buoincontro, portavoce dei lavoratori – ma noi tra un mese non avremo più un posto di lavoro e non potremo dar da mangiare ai nostri figli».
Cimitero monumentale
L’uomo spiega anche perché la loro astensione dal lavoro ha provocato una paralisi totale del servizio: «Il Comune non è in grado, con i suoi dipendenti, di reggere la mole di lavoro di questa struttura (il cimitero monumentale di Poggioreale, uno dei maggiori in Europa, ndr), anzi non può fare quasi nulla, e infatti il responsabile ha sospeso il servizio. Noi fino a oggi gli abbiamo risolto i problemi e oggi ci ringraziano mettendoci in mezzo a una strada. Per questo motivo fino al 2 febbraio (il giorno della gara d’appalto, ndr) non seppelliremo più nessuno».
I necrofori si sono affidati all’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’associazione Noi consumatori, che ha ieri ha sollecitato il prefetto di Napoli per la convocazione di un tavolo di trattativa e al Comune di modificare il bando inserendo una clausola che preveda l’assunzione dei dipendenti da parte della società vincitrice.
Diritti da rispettare
«Ci sono da rispettare i diritti di questi lavoratori – ricorda Pisani – e nello stesso tempo occorre garantire una sepoltura degna ai defunti evitando che il problema divenga sempre più grave». E in effetti l’emergenza è dietro l’angolo: sulla base di quella che è la media delle salme giornaliere e dello spazio utile nel deposito, infatti, si calcola che tra due, massimo tre giorni i corpi insepolti rimarranno fuori dai frigoriferi e con le temperature tutt’altro che polari di Napoli il processo di decomposizione comincerebbe quasi subito. A rendere lo scenario ancor più avvilente è anche la possibilità, paventata da qualcuno, che tra i poveri corpi «parcheggiati» nel deposito possa esserci anche quello dell’ultima vittima innocente delle guerre di camorra, il 27enne Maikol Giuseppe Russo. Il ragazzo, che lavorava come ambulante, il 31 dicembre era andato a prendere il fratello nel bar dove lavora, nella piazza del teatro Trianon, nel centro storico, quando c’è stata l’ennesima «stesa» (un raid dimostrativo a bordo di scooter) con tanto di raffica di mitra verso gli avventori del locale: un proiettile vagante l’ha raggiunto alla testa a poche ore dal Capodanno. L’ultimo dolore del 2015, il primo del 2016.