Corriere della Sera, 4 gennaio 2016
Il commento al calciomercato di Mario Sconcerti
Nel nuovo inizio si parla molto di mercato, dimenticando un dato curioso. L’equilibrio attuale dipende dall’aver trovato cinque squadre ormai complete. Nessuna ha bisogno di sostituzioni nei 12-13 titolari affermati. L’unica è forse l’Inter, dove Mancini sta sperimentando una squadra mobile. Ma una grande mezzala verticale, un Kovacic cresciuto e completo, per fare un esempio di casa, le sarebbe molto utile. Ma l’Inter è prima, è stata fin qui la migliore. È strano giudicarla la meno completa. Queste certezze di formazione sono pericolose se hanno un mercato che cade loro sulle spalle. L’idea delle prime sarebbe quella di prendere grandi giocatori, ma questo significa un po’ ricominciare. Abbiamo visto la Juventus quanto ci abbia messo a sostituire i suoi vecchi. Abbiamo anche visto come spesso il turnover abbia messo in imbarazzo altre squadre, soprattutto Fiorentina e Roma. E non è un caso che Sarri non abbia più cambiato il Napoli dopo l’inizio incerto. D’altra parte il gioco del mercato è proprio questo, aggiungere qualcosa che sparigli. Va solo capito che questo non è tempo di esperimenti, non ci sono più ritiri, ci sono solo partite vere. I nuovi saranno inoltre destinati a essere soli dentro lo spogliatoio. I sessanta giocatori che hanno portato le 5 squadre in testa sono orgogliosi, pieni di amicizie trasversali, spesso trovano le voci di mercato una destabilizzazione. L’argomento stavolta è più serio perché sono tante le squadre in corsa. E tutte (tranne la Roma) hanno la convinzione di aver fatto bene. È una strana storia questa, anomala tecnicamente e dal punto di vista statistico. Dover ricominciare quando tutto è già stato risolto. A tutte mancano forti riserve, a quasi nessuna un titolare. Vincerà chi saprà aggiungere senza toccare, chi allargherà la rosa senza squilibri. D’altra parte non si può nemmeno rimanere a guardare. L’equilibrio ha fatto diventare questo mercato non un’occasione per rimediare ma finalmente per investire. In fondo al miglioramento c’è lo scudetto, ma soprattutto i 50 milioni minimi della Champions. È forse la prima volta in cui spendere nel calcio può pagare. Ma saperlo fare è difficilissimo.