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 2016  gennaio 04 Lunedì calendario

L’indipendenza della Catalogna è più lontana

L’indipendenza della Catalogna da ieri è più lontana. Le forze politiche che sostengono la separazione da Madrid non hanno trovato un accordo e a Barcellona si dovrà, con tutta probabilità, tornare alle urne a marzo, per la quarta volta negli ultimi cinque anni.
Gli indipendentisti avevano ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi alle elezioni dello scorso 27 settembre, avevano condiviso una road map di 18 mesi che dava avvio al processo di secessione dalla Spagna, ma su un punto sono rimasti divisi: il nome del presidente. Da una parte la coalizione Junts pel sí (Convergencia più Esquerra Republicana), che sosteneva la rielezione di Artur Mas (da 5 anni a capo della Generalitat), dall’altra la Cup, il partito anticapitalista favorevole alla rottura con Madrid, ma ideologicamente incompatibile con l’ex presidente centrista. Gli antisistema, decisivi nel Parlament, si sono divisi fino all’inverosimile (si è vista persino un’assemblea finita con 1515 sì e 1515 no) e poi, con uno stretto margine, hanno deciso di dire no: «Siamo indipendentisti – hanno dichiarato in una conferenza stampa, con il microfono posto sopra una bandiera repubblicana – e se andiamo a votare sarà per colpa dell’immobilismo degli altri». La richiesta della Cup è cambiare candidato, «ci va bene chiunque tranne Mas», dicevano ieri sera, coerentemente con quanto affermato già nella campagna elettorale. Ma la richiesta cade nel vuoto. Ci sono ancora poche ore per trovare un improbabile accordo, dopodiché il 9 gennaio si chiuderà la breve legislatura.
Tra gli indipendentisti lo sconcerto è grande, alcuni attivisti erano arrivati a digiunare per auspicare un accordo. Convergencia, il partito per decenni guidato da Jordi Pujol, ora alle prese con gravi guai giudiziari, ieri si è chiuso in una lunga e rassegnata riunione. La presidente del parlamento di Barcellona, Carme Forcadell, che aveva chiuso il suo discorso di insediamento con il proclama «viva la repubblica catalana» ora non nasconde la delusione: «Mi ero sbagliata sulla Cup». Oriol Junqueras, leader di Esquerra Republicana, promette che la sfida andrà avanti. Intanto però a Madrid si tira un sospiro di sollievo. I partiti contrari all’indipendenza esultano: «Avevamo perso già abbastanza tempo e soldi con questo dibattito che ci ha diviso», dice Ines Arrimadas, leader catalana di Ciudadanos.
Così, la Spagna senza un governo, le elezioni di dicembre hanno lasciato una situazione assai frammentata, dovrà fare i conti con una variabile nuova: il voto catalano. Le conseguenze sono tutte da vedere, ma con lo spegnersi (almeno provvisorio) del processo indipendentista i sostenitori della grande coalizione PP-Psoe hanno perso un argomento. L’agenda politica di Madrid ora fa i conti con un grande tema: il referendum sull’indipendenza, chiesto a gran voce da Podemos e per il momento rifiutato da tutti gli altri.